Permanent Waves, un album passato alla storia come uno dei platter di maggiore successo del trio grazie alla hit "The Spirit Of Radio", pezzo che ben presto si rivelò in realtà soltanto un preludio ad una manciata di brani di caratura decisamente superiore rispetto a quanto ci si poteva aspettare da qualsiasi altro terzetto hard dell'epoca. Fare del rock progressivo in tre all'epoca era davvero un impresa ardua, ma i nostri canadesi già con i due album precedenti (A Farewell To King e Hemispheres) avevano dimostrato di saper abbattere questo tabù in maniera inedita ed originale mantenendo fino ad allora ben evidenti le spiccate caratteristiche "hard rock" dei primi 4 album. Questo Permanent Waves continua il discorso progressivo al meglio, il gruppo dimostra ancora una volta di sapere evolvere il proprio sound facendo a meno di qualche sfuriata hard sempre presente in precedenza ed inserendo melodie e tappeti di synth.

-"The Spirit Of Radio": ok andando al di là del grande successo commerciale penso che questo pezzo sia l'icona del rush pensiero, ovvero l'abbinamento tra espressioni tipicamente progressive e melodie davero affascinanti ed in particolar modo accessibili. Questo brano moltiplica questi due fattori notevolmente ed otteniamo una hit di grande successo. Ottimo inizio.
-"Freewill": ora la componente prog prende il sopravvento, ma la formula non si discosta molto da quella del precedente brano. Direi che a questo punto è chiaro che i Rush stiano crando un qualcosa di nuovo, in linea con le nuove tendenze dell'inizio '80. Ok, le radici rock sono ancora in grande evidenza ma certe sonorità rendono anche questo pezzo notevolmente originale.
-"Jacob's Ladder": se "Freewill" lascia intravedere nuovi orizzonti questo brano ci si tuffa a capofitto. Questo è il nuovo progressive. La voce di Geddy si abbassa notevolmente di registro crescendo a mio avviso in calore ed interpetazione, la ritmica è un continuo evolversi verso differenti soluzioni ma rimaniamo sempre su tempi "lenti" fino agli ultimi due minuti più movimentati, le tastiere iniziano a duettare seriamente con la chitarra di Alex elevandosi rispetto al ruolo di "riempimento" del passato. Le sonorità sono più che mai cupe e creano un evidente contrasto con la parte centrale tastieristica del brano davvero evocativa e sognante. Questo brano gode di un'omogeneità ed organicità disarmante se consideriamo in realtà quanto si variegato sia in ritmica che armonia
-"Entre Nous": pezzo meno impegnativo del precedente e più breve. Si continua a giocare con le tastiere ma senza eccedere, Alex si diverte come non mai ad alterare parti arpeggiate di grande respiro con riff dalla ritmica brillante. L'assolo di tastiera e chitarra è l'emblema di quanto già detto per i precedenti brani, straordinaria la capacità dei Rush nel saper manipolare con maestria differenti sonorità all'interno di uno stesso brano. Ed in questo le tastiere giocano un ruolo fondamentale aprendo le porte a nuove soluzioni.
-"Different Strings": Arriviamo alla "ballad" del disco. Atmosfere decisamente malinconiche, la voce di Geddy si mantiene su registri bassi rispetto al passato, interpretazione più che mai commovente. L'inserimento di un pianoforte crea i presupposti perché il brano colga il suo obbiettivo... commuovere l'ascoltatore. Certo i Rush rimangono abili anche in veste di terzetto nudo e crudo, il finale ne è la dimostrazione, in questo frangente la chitarra di Alex è suonata con un gusto davvero eccezionale!
-"Natural Science": finalmente arriva la suite dell'album. E' la continuazione naturale del discorso intrapreso con Jacob's Ladder. Cambi di tempo a iosa, Geddy e Neil imbastiscono delle ritmiche vivaci, immediate ma allo stesso tempo decisamente complesse. Su questa soldia base Alex riesce, stavolta senza un ausilio tangibile delle tastiere, a reggere egregiamente il passo dei suoi compagni confermando le sue capacità ritmiche, un artista davvero completo. I due assoli rimangono qualcosa di immenso non solo per tecnica ma anche per gusto ed adeguatezza... davvero due perle.

In definitiva un album che fa da ponte verso la nuova visione del progressive secondo i Rush. Un ponte verso una nuova svolta stilistica quindi, un ponte dalle fondamenta evidentemente radicate nelle esperienze degli album passati ma che brilla tranquillamente di una luce propria ed inedita... Può essere senza ombra di dubbio considerato uno dei punti più alti della carriera del nostro trio!

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