Recensire un film, eccome si fa? Compito arduo, forse, eppoi quale film? Mah...
Finalmente riesco a vedere Lorna di Russ Meyer, il regista della sexploitation, colui che ha lanciato le pinup, il più amato dalle femministe etc etc.
Mi sembra l'ideale.
La pellicola è del '64, ed è una sorta di parabola girata in bianco e nero.
Il tutto inizia con un camera-car (che ispirerà le buie strade di un tale David Lynch...) che si impatta contro un vecchio predicatore, l'uomo lancia il suo anatema, quasi un monito contro la corruzione umana e la scena si sposta su un idillio coniugale non proprio biunivoco, ovvero la squallida e mediocre vita di una coppia di sposi in un buco dimenticato da Cristo.
Lorna, la moglie non appagata sessualmente incontra per caso un affascinante galeotto e flirta con lui senza la minima esitazione approfittando dell'assenza del marito.
La donna si pentirà solo alla fine ma la morte (raffigurata da una figura con falce e tunica nera che appare per una manciata di fotogrammi) arriverà ugualmente impietosa a punire la fedifraga.
Il tutto si chiude con la morale del vecchio predicatore.
L'importanza di questo film sta nel aver proposto negli anni '60 un modello di donna differente da quello accettato e convalidato dalla società. Certo siamo ancora lontani dal girl power delle eroine scollacciate di Faster Pussycat Kill Kill dello stesso Meyer, ma il carattere di Lorna che rivendica una sua soddisfazione sessuale e che ambisce ad una vita migliore in un posto decente è una bella bomba destabilizzante al sistema fallocratico dell'epoca.
In questo lavoro il regista mostra già un ottima padronanza del mezzo e anticipa alcuni aspetti del suo lessico che ritroveremo in altri suoi film.
L'uso della camera e lo studio della fotografia sono già perfetti così come la scelta dei caratteri degli attori e degli ambienti risulta funzionale nel trasmettere allo spettatore delle sensazioni.
Il vecchio Russ morto a 82 anni è sicuramente uno di quei uomini che ha lasciato il segno.
A noi.
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