Sul proverbiale luogo del delitto non torna soltanto l'assassino, ma anche Ry Cooder.

In questo caso, il luogo del delitto è la Great American Music Hall di San Francisco dove Ry il 14 e 15 dicembre del 1976 tenne due concerti che andarono a comporre «Show Time», il suo unico disco dal vivo immesso sul mercato fino al 2013.

Nel 2013, infatti, viene pubblicato «Live», registrato sempre alla Great American Music Hall di San Francisco e sempre in una due giorni, il 31 agosto ed il primo settembre 2011.

Nell'occasione, Ry è accompagnato dai Corridos Famosos, due dei quali, il fisarmonicista Flaco Jimenez ed il vocalista Terry Evans, erano presenti anche nel 1976; gli altri componenti sono il figlio di Ry, Joachim, alla batteria, e sua moglie Juliette Commagere, alle voci; Arnold MacCuller, sempre alle voci; e Robert Francis, al basso.

Non bastasse, c'è anche la Banda Juvenil, brass band di dieci elementi nello stile di New Orleans, non fosse che loro sono messicani. Comunque, fondamentali per far convivere due delle grandi passioni di Ry, i suoni di New Orleans e tex-mex.

Che siano passati trentacinque anni, tra i due eventi, è palese dalle immagini. Ry inforca un paio di occhialoni con due fondi di bottiglia al posto delle lenti, i suoi capelli decisamente diradati e tutti bianchi; ancora più impressione la fa Flaco, talmente male in arnese da indurre taluni a buttar giù il coccodrillo d'ordinanza e portarsi avanti col lavoro; entrambi, le due serate le trascorrono accomodati su di una sedia, ed il resto del gruppo si adegua. Pare di essere ad un circolo anziani, per attendere al più classico giro di briscola.

Ma non sia mai, perché Ry non ha smarrito per la strada nemmeno un grammo della sua talentuosa passione, e lo stesso vale per Flaco; al contrario, proprio Flaco, dopo queste serate tornerà ad incidere nuova musica e saranno in molti a dover riporre nel cassetto il coccodrillo, grazie a Dio.

Che siano serate speciali, lo si intuisce subito, sin dal primo momento in cui le dita di Ry sfiorano le corde della chitarra e parte «Crazy 'Bout An Automobile», ormai un “suo” classico, originariamente incluso in «Borderline». Nella versione originaria è un canonico blues elettrico, che Ry stravolge divinamente in un tex-mex infuocato, con un assolo tutto slide e bottleneck da tramandare ai posteri; e poi la Banda Juvenil comincia da subito a farsi sentire.

E se, in «Crazy 'Bout An Automobile», la Banda si fa sentire, nella successiva «Why Don't You Try Me», esplode definitivamente e supporta in modo possente un Ry che gira già a mille; anche questo un brano registrato per «Borderline», splendido disco che Ry pubblicò nel 1980 e che, forse, definisce una volta per tutte il suono tex-mex.

È una grande festa, lo si capisce. Ma la festa non coinvolge solo i musicisti sul palco, perché il pubblico ci impiega un nanosecondo a lasciarsi travolgere, diventando anch'esso protagonista essenziale di due serate da incorniciare.

Uno-due impressionante, di quelli che stendono al tappeto, se fossimo intorno ad un ring. Ma questa è una sala concerto e Ry ha ancora un mare di energia da profondere.

Il terzo colpo è quello definitivo, perché Ry attacca «Boomer's Story», per me la sua interpretazione più bella nell'intera carriera, e sempre spero di essere smentito al riguardo e che prima o poi Ry torni a volare alle altezze siderali raggiunte negli anni Settanta ed Ottanta.

A questo punto, io sono di già spossato ed ogni volta che ascolto questo live mi ritrovo a domandarmi tra me e me come sia possibile arrivare alla conclusione.

È possibile, è possibile, perché, al termine di «Lord Tell Me Why», Ry si impossessa del microfono e spende minuti e parole sentite a raccontare dei bellissimi tempi andati e di come sia importante, in quelle serate, ritrovare al suo fianco l'amico di una vita.

«Signore e signori, accogliete sul palco, come meglio sapete, Flaco Jimenez». E per l'entusiasmo poco ci manca che venga giù la sala concerto.

Qui, posso essere fuori combattimento quanto voglio, ma quella fisarmonica impazzita che conduce a passi di furiose danze la splendida «Do-Re-Mi» e poi «School Is Out» mi impedisce di star fermo e mi fa roteare in un vortice che è un uragano di emozioni.

Qui si chiude, in un tripudio di note festose, la prima parte del concerto.

La seconda, per certi versi, è ancora più bella. Perché è quella più lenta, meditata e sentita.

Non ci sono parole – o almeno io non le trovo – per descrivere la meraviglia di quel segue a «School Is Out» e fino al termine.

Ry, i Corridos Famosos e la Banda Juvenil suonano «The Dark End Of The Street» e «Volver Volver», le sole canzoni registrate anche nel concerto del 1976, ma qui ancora più belle e partecipate, e la voce di Juliette Commagere in «Volver Volver» mi strappa il cuore e lo porta con sé quale pegno di amore incondizionato ed io lascio fare ben volentieri; «Vigilante Man», ancora Woody Guthrie, e Ry si prende un momento tutto per sé e tributa a Woody un omaggio di una intensità inaudita; per finire con «Goodnight Irene», un pezzo che adoro sin da quando lo conobbi ascoltando «Chicken Skin Music».

E se c'è un posto dove sarei voluto essere è la Great Music Hall di San Francisco, le sere del 13 agosto e del primo settembre 2011, di fronte a quei diciassette artisti che su di un piccolo palco intonano la più dolce delle serenate ad Irene ed a tutti quelli che abbiano sentimenti per intendere.

Disco immenso.

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