Ryuichi SAKAMOTO - Playing the Piano (2009)
Mi manca assai Sakamoto (n. Tokyo 1952 - m. Tokyo 2023), cittadino del mondo, musicista universale, persona colta e socialmente impegnata, bell’uomo. Veniva volentieri anche in Italia ed era una gioia assistere ai suoi concerti. Recentemente si può dire sia tornato a noi, anche se da defunto e in forma “virtuale” (il musical “Kagami”), che però mi son perso.
Non mi privo invece di raccontare questo disco che presenta il maestro in pura veste di pianista, null’altro che lui e lo Steinway gran coda, titillato nel suo stile pacato e Debussyano anzichenò. Il compositore, autore di colonne sonore, attore a tempo perso Ryuiki non aveva esattamente il tocco, assicurato da un’esercitazione quotidiana e totalitaria, di un concertista, ma insomma i necessari studi ortodossi li aveva fatti, di diplomi ne aveva conseguiti ed il pianoforte era senz’altro la fucina principale da cui estraeva le sue meravigliose idee musicali, rendendo quest’uomo più che adeguato ad esprimersi anche in questa forma così sfidante.
Sakamoto e il pop, la bossanova, l’ambiente, l’elettronica, il neo classico… tutta la sua diversificazione artistica in quest’opera si appiana, si amalgama attraverso la magia del pianoforte che ci trasmette in forma compatta la classe infinita del titolare, impegnato a riproporre in acustico una volta quella colonna sonora lì, l’altra quel brano della sua Yellow Magic Orchestra là, l’altra ancora quell’episodio pop convertito a neo classico, od anche quella pièce elettronica…
Sono autocover dopotutto, è una specie di scarnificazione e poi ricostruzione di musiche del maestro spalmate in tanti anni e riunite sotto un comune denominatore nel 2009. Oppure una regressione all’originale loro concepimento. Episodi pertanto “semplificati” per unico strumento e voci assenti, ma nobilitati in ogni caso dalla magnifica autosufficienza e completezza di quella sorgente musicale per eccellenza inventata dall’uomo, una mezza tonnellata di sapienti legni, metalli, plastiche, vernici chiamata pianoforte, si può dire una delle supreme creazioni votate ad allietarci ed arricchire la nostra esistenza.
Su tutto, a mia sensibilità, si erge il magnifico tema di “Merry Christmas Mr. Lawrence”… Mai incrociato un titolo più prosaico per un pezzo di musica così alto, a ben pensarci. E quando un tema è sublime, figuriamoci se non lo rimane anche arrangiato per solo pianoforte: l’introduzione delicata sugli acuti, il tema principale di orientamento orientale, gusto rafforzato dalla sua ripetizione con l’armonia in quarte, così “giapponese”; l’andirivieni dei bassi, quietamente mobili e imprevedibili; la variazione a ponte in altra tonalità che fa venire la voglia di risentire il tema principale, presto soddisfatta.
Squisita musica di un grand’uomo che avrebbe meritato una vita più lunga e in buona salute.
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