Ho spesso difficoltà a guardare le partite su sky con mio nipote.

Chi conosce la mia storia sa che la mia carriera discografica è stata da sempre accompagnata da una forte passione calcistica, testimoniata da numerose presenze nella Nazionale Cantanti, della quale sono stato ottimo calciatore ma sopratutto un preparato allenatore. Era il 1981 quando Mogol, su consiglio di noi colleghi, decise di istituire una controparte calcistica a scopo benefico, composta dai più grandi artisti italiani allora in circolazione. Quando ebbi la chiamata che mi avvertì della cosa, ero entusiasta. Ma non solo per la mia voglia di calpestare un campo di calcio, ma per la gioia di avvalermi di grandi colleghi nonchè amici del calibro di Umberto Tozzi, Pupo, Gianni Bella e Pino D'Angiò, della quale conservo un ottimo rapporto di amicizia e professionalità.

Oggi che l'età non me lo consente, il calcio preferisco guardarlo che giocarlo. E capita sovente che mio nipote, grande appassionato di sport ma sopratutto di Premier League, mi inviti a guardare con lui le partite, e magari a ricevere un'analisi tecnica da grande allenatore quale sono stato.

'Dai zio, ce lo vediamo l'Arsenal?', mi chiede con aria compiaciuta, poichè è la sua preferita del calcio anglosassone. Inizio a tremare e una goccia di sudore mi cade dalla fronte, mentre sussurro a bassa voce balbettando 's-s-si, c-c-erto...'. Ed è in quell'istante che mi passano davanti agli occhi persone del calibro di Whitney Houston, Steve Jobs, Paul Walker e Robin Williams.

'E questi sarebbero più famosi di me?', mi domando mentre lo speaker annuncia la formazione. Ed è quando pronuncia quel nome tanto amato da mio nipote che il mio cuore batte a mille: Aaron Ramsey... 'Dai zio, ma credi davvero a queste sciocchezze?', mi chiede con aria innocente. 'Chi io?' gli rispondo mentre stringo forte il bracciolo del divano inzuppandomi di sudore quel capello che tante fece innamorare negli anni belli. 'Ma non scherziamo...'

A quel punto l'istinto di sopravvivenza ha il sopravvento. Inizio a seguire la partita attentamente, tanto da diventare un fan del West Bromwich, destando numerosi dubbi riguardanti la mia fede calcistica, da sempre Genoana, a mia moglie, che non essendo appassionata di calcio, non conosce certi retroscena.

'Fermate quel maledetto Gallese', urlo agli improbabili difensori mentre quel diavolo con la maglia rossa si avvicina prepotentemente all'area di rigore, dopo circa 50 minuti di nullafacenza. Tira una bordata impressionante, e il tempo si ferma... 'Fa che sia Baglioni, fa che sia Baglioni', sussurro tra me e me, mentre la palla si stampa sul palo e va in calcio d'angolo. A quel punto l'emozione prende il sopravvento, quasi casco dal divano, e mi scivola la parrucca da testa, che prontamente riposiziono al suo posto con uno scatto fulmineo che lascia mio nipote ignaro di tutto.

'La mia credibilità capelluta è salva', penso tra me e me a fine partita tirando un sospiro di sollievo... 'Vabè, anche la mia vita'. Chi è in difetto è in sospetto, diceva Manzoni nei Promessi Sposi, ed io mi domando se ne sia valsa la pena essere stato un grande cantante del periodo d'oro, appassionato di mamme di tante donne che hanno avuto la fortuna di attraversare i miei giorni, se ogni maledetta domenica devo perdere un anno di vita per lo spavento. Ma è quando ripenso a tutte le donne che all'epoca persero la testa per me, e che con gli anni non hanno mai cambiato idea, al punto da chiamare Sandro il proprio figlio, che mi rendo conto che forse vale la pena correre il rischio.

'Neanche stavolta si è infortunato', mi dico mentre guardo davanti a me aprirsi un'intera settimana con me protagonista, vivo e vegeto. La commozione prende il sopravvento, almeno finchè mio nipote non smorza l'entusiasmo: 'Zio, non essere dispiaciuto per la fine della partita, che dopodomani c'è il turno infrasettimanale!'... 'Ma vaffanculo!'

Fa che almeno sia Baglioni...

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