Non dimenticherò mai il modo in cui mi addentrai nel mondo della musica.

Nacqui nel 51, in una famiglia Genovese verace. Gia da piccolo ero un appassionato di musica. Vissi la mia adolescenza ammirando le gesta e le canzoni dei miei grandi predecessori. Come tutti i ragazzi, ero un sognatore. Decisi di dare tutto alla musica, tutto il mio tempo. Senza mai avere la certezza che sarei emerso da quel mondo. Eppure credevano in me. Non dimenticherò mai la forza che mi diedero le persone a me care durante i miei primi passi nel mondo della musica. Ero un ventenne che come tutti i giovani aveva un sogno nel cassetto.

Pensare che mi iscrissi a ragioneria. Lo studio non faceva per me, non faceva per un ragazzo che aveva la musica nel sangue. Mi diedi subito da fare coi miei due fratelli, formando il gruppo 'Giacobbe & le Allucinazioni'. Erano tempi duri. I soldi erano pochi, ma la passione ci spingeva a girare per i vari locali della regione. Trovare un contratto discografico soddisfacente è difficile. Prima di tutto hai bisogno di qualcuno che crede fortemente in te. Ed io lo trovai, anche se relativamente. Avevo 20 anni precisi quando ebbi il mio primo, indimenticabile contratto con la Dischi Ricordi.

Ero un autore. Uno di quelli che scriveva canzoni. Scrissi per molti, tra i quali Johnny Dorelli. Fu di mia penna la sigla del Gran Varietà. Si sa, incidere un LP non è cosa da poco. Molti aspettano anni, io ne attesi addirittura 3. Era infatti il 1974 quando entrai nel mondo discografico con 'Signora Mia'. Fu il periodo di maggior fama, le donne quando mi incontravano per strada mi riconoscevano, altre mi corteggiavano addirittura, so di casi di madri che chiamarono Sandro il proprio figlio. Io, un giovane sognatore Genovese, avevo realizzato il sogno di diventare famoso attraverso la musica. Partecipai al Festivalbar, proprio in quell'anno. Mi trovato come un pesce fuor d'acqua. Mi trovai improvvisamente a conoscere tutti coloro che reputavo 'artisti', e improvvisamente, in quel frangente, mi riconobbi in qualcosa di simile anche io. Non avrei mai immaginato che la canzone da me cantata avesse potuto riscuotere successo. Figuriamoci, per me era tanto esserci!

L'edizione fu vinta da Claudio Baglioni con 'E tu', colui alla quale mi ispiravo, al punto che qualche critico mi diede del 'fotocopia' di quest ultimo. Io e Claudio eravamo amici, ma non credo fossimo cosi simili. Insomma, il genere musicale è lo stesso, ma trovo che ognuno abbia un proprio approccio alla canzone che lo contraddistingue. Tra i gruppi tanto rinomati vi erano i Cugini di Campagna e gli Alunni Del Sole, ma anche i grandi Pooh. Secondo classificato, Drupi, con 'Estate'. Ma per me la cosa importante era salire su quel palco, da me tanto ammirato in televisione, e cantare la mia canzone. Si trattava appunto di 'Signora Mia', canzone scritta in compagnia di colleghi, narrante l'amore verso una donna piu grande d'età. L'idea non venne solo a me. Ricordo che in quegli anni girava la coppia Battisti-Mogol con 'Tempo di morire' e il Giardino dei Semplici con 'Un giorno tua madre'. Insomma, l'idea andava forte. Decidemmo per un testo delicato e allo stesso tempo vivace. Optammo per una passione che va al di la della razionalità, ovvero degli obblighi che le nostre diverse età imponevano. Il tutto attraverso una tematica che all'epoca ancora era vista come tabù. La gente impazziva. La canzone, pur non andando neanche vicina alla vittoria finale, fece di me in quegli anni un icona di un Italia che aveva voglia non solo di musica impegnata come il cantautorato, ma anche di una vena leggera e disimpegnata, come le serate alla quale tutti i ragazzi come noi erano abituati.

Ci riprovammo anni dopo. Ci fu qualche disco di mezzo, ma con 'Gli occhi verdi di tua madre' davvero facemmo il botto. Partecipai quindi a Sanremo 76, con questa canzone che riprendeva un po la tematica del mio primo singolo. Ancora una volta, decidemmo che era una signora un po piu avanzata con gli anni ad essere protagonista. Il risultato fu sorprendente. Terzo posto! Anche se condiviso con 'Albatross' di Toto Cotugno. Fu un grande biennio. Avemmo successo, questo è innegabile. La critica ci dava addosso, diceva che eravamo troppo banali e sempliciotti, ma insomma, a chi non da addosso la critica. Noi proseguivamo per la nostra strada, coscienti del fatto che ero solo una meteora. Gli anni 80 si portarono via tutto della canzone leggera, inglobando il genere attraverso mille sfaccettature, rendendolo irriconoscibile. Ma ciò nonostante non mollammo affatto. Continuammo a produrre canzoni per un ristretto pubblico che non ha mai smesso di seguirci. Ancora oggi, come allora, abbiamo un seguito di donne che ci seguono. Solo che allora avevano circa 20 anni, oggi qualcosa in piu. Oggi hanno poco meno della mia età, se non la stessa. E probabilmente sono proprio le stesse che mi seguivano in quei magici anni 70. Partecipai ancora altre volte a Sanremo, senza avere ne la speranza ne la pretesa di ripercorrere il successo che ebbi in precedenza.

Resta la voglia di raccontare a tutti che quando la canzone Italiana viveva il suo periodo di maggiore splendore, io c'ero.

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