Con questa inizio una serie di recensioni di questo gruppo statunitense rock/white metal molto amato in America e in Germania ma ancora quasi sconosciuto qui da noi.

Saviour Machine - II è, come da titolo, il secondo lavoro della band americana, capeggiata da Eric Clayton. I temi portanti del disco sono, come da tradizione del gruppo, una commistione di allusione cristiane con la vita stessa (come si evince dalla breve traccia "Paradox", il tutto dentro una atmosfera alquanto allucinata, dove la fa da padrona la tastiera, la quale rende fortemente melodico tutto il lavoro, e la batteria, a dare un tratto di epicità al tutto. Il disco inizia con "The Gates", un riff di tastiera che si ripete in un loop che trasporta subito l'ascoltatore nel giusto ambiente.

Si giunge quindi ad "Enter the Idol", introdotta da un riff di tastiera davvero arrembante, che fa presagire un vero e proprio capolavoro. Andando avanti però le songs perdono di ritmo, anche se la calda voce di Eric e la solita tastiera, assieme alle comunque bellissime melodie, tengono attaccati alle cuffie, permettendoci di arrivare tranquillamente a "The Stand", lunga oltre sedici minuti. Si arriva quindi tranquillamente a "Love Never Dies" e "Saviour Machine II", che conclude con lo stesso riff iniziale di tastiera l'album, creando una curiosa sensazione oppressiva finale.

In sintesi quindi un ottimo disco white metal, ma non il miglior lavoro dei Saviour Machine, visto che con un po' più di accortenza poteva essere migliore.

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