La domanda alla quale conduce il titolo dell'opera "quali sono gli spazi da riempire"? Potrebbe avere una duplice risposta.

Primo: la musica colta o presunta tale (ammettiamo per un attimo che sia esistito un confine tra "colto" ed "extracolto") si caratterizza per (e trae significatività da) un margine (uno spazio, appunto) "filled up" da un discorso più estesamente meta-musicale. Ciò vale trasversalmente per Eno, Satie, Dopplereffekt, Orbital, Richard David James e tutto ciò che riconnette la propria esperienza a precedenti esperienze by-passanti (più o meno) il "rock" in senso lato, configurando l'implicita ambizione a un "superamento" di barriere storicamente (anche) culturali.

Secondo: gli spazi da riempire sono esattamente quelli che riempiono questi suoni: spiegazione elementare come lo è in fondo il concept alla base di questo progetto. Scanner è lo pseudonimo dell'art creator che si cela dietro quest'album, il quale in senso stretto album non è, raccogliendo tracce, brani e intere piecés di lavori precedenti che risalgono fino al 1984 (il disco è stato ristampato nel 2003). Trattasi poi di un artista multimediale, poliedrico, che da almeno due decenni disegna e allestisce installazioni multimediali/multimodali, in cui (al di là di idee modernissime e molto avanzate come la concezione della musica in senso "architettonico" e parte di un'esperienza multisensoriale), possiamo individuare il fulcro dello sviluppo creativo nell'idea appunto dello "scanning", inteso come "perlustrazione", "intercettazione" di suoni, rumori, conversazioni reperibili nell'etere o catturabili da altri media.

Valgano come esempi due immagini iconice: l'incipit memorabile di "Contact" di Robert Zemeckis (l'astrofisica intesa come forma estremamente raffinata di intercettazione della "spazzatura cosmica" fatta di ronzii rumori ed echi di trasmissioni largamente inutili) e l'altrettanto storico programma TV "Fuori Orario: Cose (mai) viste" ideato da Enrico Ghezzi, basato sulla medesima idea di captare e riprodurre frammenti, o meglio "schegge" di altri programmi TV altrimenti pressochè impossibili da vedere.

Il baricentro del progetto "Scanner" sembra dunque spostato rispetto a quello della "rivoluzione copernicana" operata in musica da Brian Eno: il non-musicista inglese crea musica senza palco nè musicisti per insonorizzare aeroporti o andare incontro all'intersezione con le altre componenti di una tessitura filmica, ma sempre di musica creata e basta si tratta; in questo caso l'ambient music è la ri-materializzazione nei canali di "questo spazio" di fruscii, rumori di fondo, ronzii, e melodie più strettamente musicali catturate in altri spazi ambientali paralleli. In senso strettamente musicale il materiale come sopra affermato proviene da pièces e installazioni d'arte differenti, e lo spazio che tali suoni "vestono" (l'ambient music come la Land Art di Christo?) ne è inscindibile componente.

Inevitabili le etichettature: echi di musica cosmica ce ne sono molti, soprattutto Faust e Tangerine Dream, fruscii elettrostatici come nella seconda traccia "Slow Motion" si dissolvono per trasformarsi in una potente pulsazione ritmica,  "Hearing Is Believing" è strutturata in una seconda parte melodica in cui un assolo pianistico viene ripetuto all'infinito fino a spegnersi, e in una prima parte fatta di suoni, rumori e frammenti di conversazioni vocali registrate dalle trasmissioni sulla prima emittente radiofonica "experimental" Uk sulle frequenze 105.8; "A Piece Of Monologue" (riprodotta dal 1988) riproduce il sampling di una conversazione telefonica dall'oscuro significato in cui sembra di decodificare il frammento di un monologo di Samuel Backett.

Lo sviluppo dell'arte sonica (o della sezione sonica dell'arte nella sua accezione più ampia) si sviluppa nell'arco di 12 anni (dal 1984 al 1997) che vengono documentati da questo piccolo classico forse imperdibile per gli appassionati del genere avant-ambient; per gli altri che vorranno provarne l'ascolto potrebbe costituire una riflessione interessante su quanto, ancora una volta, chi concentra in poche ma estremamente dense opere (in tutto gli "albums" effettivamente tali dovrebbero essere 4) rimanendo magari ai margini possa poi essere "ritrovato" in termini di intuizioni, frammenti di idee, frammenti e basta nelle opere più svariate e talvolta impensabili di pop-stars che background-isticamente si dichiarano "grandissimi-estimatori-di-..." o più sempicemente osservare in filigrana la meraviglia del momento coincidente con la fase dei processi costruttivi che conducono allo status di musica ciò che prima musica non era.  

Takk

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