Scarlett Johansson è una gnocca. Ha un fisico da photobook (cataloghi di fotografie, che tanto impazzano in Giappone, di lolite ed idol vestite o mezze nude), ha una buona dote recitativa (basta pensare al bellissimo "Lost In Translation" o al divertente "Scoop"... sebbene abbia recitato in quella cacofonia urlata di "Island", film davvero inguardabile)... ma cosa c'azzecca la musica con lei? E soprattutto cosa le ha fatto di male Tom Waits, genio indiscusso dell'arte musicale, per meritarsi un disco di cover del genere? Forse Scarlett ha fatto uscire questo disco come rivolta "non è vero che le ragazze carine fanno solo pop... io sono una figa della madonna e suono alternative rock! Cosa volete di più?"...

...Non ci sono parole...

Scarlett, come cantante, è davvero squallida: una voce che scimmiotta l'inarrivabile Nico risultando scialba e bacata, accompagnate da musiche di prim'ordine: chic e indie al punto giusto, su cover acqua e sapone di Tom Waits (più un inedito: "A Song For Jo"), con un alto tasso di acqua ossigenata.

Dissenteria immediata. Allergia.

Puah!

Ma che cazzo è? Chi cazzo ha fatto uscire sta merda?

Così ho urlato mentre, in agonia, da vero masochista del suono mi ero sottoposto all'ascolto dell'iniziale, trionfante strumentale "Fawn": un trionfo di sfacciataggine, che nulla ha a che fare con lo splendido frammento di Waits, racchiuso in quel piccolo capolavoro che fu "Alice" (2002).

Lascio correre. In fondo sono solo 2 minuti, sperando in qualcosa che risollevi. E, invece no: "Town With No Cheer" è insopportabile: la Johansson è una caricatura di sè stessa e sembra, addirittura, tentare il vocione profondo di Mark Lanegan... ma non ha tenuto conto di alcune inevitabili conseguenze:

1- Forse Scarlett si è dimenticata di essere una donna

2- Visto che Mark Lanegan è osannato dai critici (a ragione) non vuol dire conquistarli per fare la cow girl ubriacona

3- Mark Lanegan è tutt'altra cosa!

"Falling Down" , in duetto con David Bowie, per fortuna... è tutt'altra cosa: finalmente un picco di qualità che supera di poco la sufficienza, soprattutto grazie alla presenza del sempreverde ospite che, guarda caso, urla per coprire la voce pesante e ignobile della ragazza.

Dura poco ed è un peccato. Ci si rifionda nell'oblio.

Un limbo infinito.

Ho staccato lo stereo.

Trauma.

Dissenteria.

Torno a vedere "Lost In Translation" e prego Waits di non assoldare qualcuno per ammazzarla...

Carico i commenti...  con calma

Precedente
The Fleshtones

Live @ Musicdrome-Milano, 18/05/08

Successiva
Victor Wooten

Palmystery