Raramente un lavoro mi ha lasciato tanto piacevolmente stupefatto quanto questo disco degli Sceptic, provenienti da Cracovia; se le ultime uscite hanno logorato la vostra fede in questo genere musicale, ecco qualcosa in grado di rinvigorirla e rinnovarla.
A differenza di molti conterranei (Vader, Decapitated, Trauma, Mutilation) che seguono strade più o meno calcate da band dell’inizio della scorsa decade (tra i quali i Vader stessi), questi ragazzi, che suonano dalla metà degli anni novanta, scelgono la strada della sperimentazione, o quantomeno di una proposta musicale “aperta”.
Le loro contaminazioni certamente non portano alla nascita di prodotti “futuristici” quali quelli degli stracitati 'Cephalic Carnage', ma diciamo che riescono a creare atmosfere altamente evocative all’interno di un genere sostanzialmente sterile come il Death metal.
Una delle influenze più vistose è indubbiamente quella dei defunti Death dell’ultimo periodo, che si fanno sentire soprattutto nell’aggiunta di parti melodiche o pseudo tali. Tuttavia esulano molto dal suonare il Death metal melodico comunemente inteso, quello chiamato anche “Death svedese” di gruppi come 'Dark Tranquillity' e 'At The Gates'. Quello che mi appresto a recensire è il loro album di debutto, pubblicato nel 1999 a seguito di svariati Demo ed Ep: la band mostra di possedere tutte le carte in regola per regalare al pubblico musica di grande pregio.
Infatti le canzoni sono estremamente strutturate e comprendono anche delle deviazioni “unplugged” che non possono che stupire anche il più scettico (passatemi il gioco di parole) dei critici. Il Death che propongono è non tanto imbastardito con altri generi ma con la raffinata sensibilità musicale dei compositori.
Per realizzare il loro progetto, come è intuibile, questi quattro polacchi utilizzano una tecnica eccellente che li proietta direttamente nell’Olimpo dei grandi nomi. Prova immediata ne sono le partiture, praticamente scritte secondo standard jazzistici: tuttavia non vorrei essere frainteso e ci tengo a precisare che il sound in senso stretto è ben lontano dalle contaminazioni di gruppi come Cynic e Atheist. Mirabile il lavoro del batterista, che si esibisce in numeri difficilissimi ma non fine a se stessi: infatti, per quanto i controtempi non si riescano a contare, l’atmosfera domina su tutto e rende espressive e non fredde anche le tecnicaglie più smargiasse.
Il chitarrista, aiutato in studio da un session man, costituisce però le vere fondamenta del progetto Sceptic: accanto a doti compositive molto al di sopra della media, troviamo una tecnica infallibile e un raro buon gusto. Tra scale, assoli e riff molto potenti, si inseriscono momenti acustici dal forte valore emotivo. Il bassista, che a dire il vero non si fa molto sentire, svolge un ruolo importante al fine di creare un suono compatto e massiccio. Il cantante è forse la nota dolente del gruppo: di sicuro è molto capace, ma il suo screaming, mediano fra l’acuto e il grave, finisce per smorzare i toni altamente significativi del lavoro.
Personalmente avrei preferito una voce leggermente più alta, che avrebbe dato il tocco finale in materia di emotività; il nostro infatti non riesce ad essere molto comunicativo nemmeno in “Painful Silente”, canzone priva di sonorità Death nella quale il cantato è pulito. Le ritmiche sono sempre abbastanza serrate senza però eccedere e riescono a spaziare tra accelerazioni e rallentamenti. Il riffing, allo stesso modo, mescola parti dalla massima intransigenza sonora a parti meno violente, per sfociare poi in aperture melodiche dallo straordinario impatto; il tutto è valorizzato da una produzione che riesce a rendere giustizia tanto alle une quanto alle altre, dando forse un po’ più peso ai momento meno aggressivi.
Insomma “già sentito” non è una frase che viene in bocca nel momento in cui si ascolta “Blind Existence”. Nonostante i virtuosismi abbondino, come già detto, c’è spazio anche per un mood intenso, malinconico e nostalgico che tiene il cd ben lontano dalla taccia di “insipidità”. In conclusione, questo album non punta, alla stregua di tanti simili, solo sulla potenza, ma cerca di sviluppare un discorso musicalmente elaborato che nel contempo riesca a colpire l’animo di un ascoltatore; ciò non resta solo un lodevole impegno ma diventa realtà nelle note di queste otto canzoni. Difficile che non affascini.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma