....obsessions never sleeps,

you wake with it caressing your check.

Just how can you ignore the one thing you die for ?

Vi capita mai di rimanere alla luce di una candela? Magari soli, avvolti in una coperta, mentre fuori piove e la malinconia vi assale? A me sfortunatamente mai anche se, ogni volta che ascolto "What the Night Delivers...", le sensazioni sembrano le medesime. Ma cosa ci porta la notte? Forse la tranquillità del sonno? Ci porta l'oscurità, il silenzio, la calma, noi stessi. Ma le nostre ossessioni vanno a dormire o rimangono vicino a noi, distese sul letto, a vegliarci per chissà quale motivo ?

Scott Matthews, dopo "Passing Stranger" del 2006 e "Elsewhere" del 2009, arriva al terzo capitolo della sua carriera, piccolo capolavoro folk in precario equilibrio tra la poesia musicale di Nick Drake e una voce, a tratti, spaventosamente simile a quella di Jeff Buckley.

35enne di Wolverhampton (UK), Scott ci racconta, fra avvolgenti e appassionanti giri armonici, del suo "io" notturno, delle sue ossessioni. La notte è protagonista, accompagnata dal contrabbasso e da un fittissimo tessuto sonoro fatto di sitar e cello. La sua chitarra acustica modella circoli perfetti, sospesi sulle percussioni, mai invadenti, affidate a Glen Martin.

Lavoro omogeneo, placidamente malinconico, ricco di sfumature notturne in chiaroscuro, i dieci pezzi dell'album ci regalano un mondo musicale a cavallo tra gli anni '60 e '70, un folk acustico, da camera oserei dire, fuori dagli schemi odierni.

Fidatevi, sarà amore a primo ascolto. Qualcuno si innamorerà della voce, altri dell'atmosfera sognante. Rimarranno delusi i poveri di spirito, gli amanti delle schitarrate e delle batterie assordanti, chi nella musica non va mai alla ricerca di "se stesso".

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