Fuori sta piovendo, ma me ne accorgerò dopo. Il palco è addobbato con una batteria imbrillantinata, un'asta di microfono e la custodia di una chitarra. Entra una ragazzina piccola, con un caschetto di capelli scuri e sguardo timido ed irrequieto. Posa per terra una grossa borsa lucida arancione e fugge via. Pochi minuti dopo ritorna, si sporge verso il microfono, occhi sulla penombra davanti a lei, sussurra: "I'm Scout Niblett". Lascia che le parole si depositino su di noi. Il silenzio le risponde, così attacca, scarna e senza ulteriori preamboli.

Solo lei, voce e chitarra, velluto su corde vibranti. Dopo due pezzi fa capolino sul palco un individuo alto, magrissimo, capelli scompigliati e volto devastato, con denti sporgenti. Per capirci immaginate cosa accadrebbe se Buffon, il portiere di calcio, fosse vampirizzato e costretto per un pò ad astinenza da sangue. A confermare l'impressione certo contribuisce la simpatica custodia per le bacchette che porta con sé: una bara in miniatura (!!). Si sistema al suo sgabello, evita di presentarsi (se lo facesse direbbe “Todd Trainer” e qualcuno potrebbe aggiungere “ex-Shellac”), guarda la platea con un sorriso da maniaco, quindi inizia ad ondeggiare lievemente, entra in sintonia e finalmente parte come un burattino folle (finalmente) attivato. Todd si abbatte sui tamburi come se dovesse distruggerli, pesta sulla gran cassa come fosse l'ultimo ostacolo per la sopravvivenza. Con i piatti sembra più tenero: quando proprio deve, preferisce toccarli con le punte delle bacchette, strisciandole dalla zona centrale al bordo. Ogni colpo è una rincorsa dalle distanze siderali delle sue braccia distese fino alla pelle ancora tremante per l'impatto precedente.
Finalmente capisco cosa vuol dire "spaccatimpani".
Inizio anche a farmi un'idea su come potrebbe essere dal vivo una parte della famiglia Addams. E il concerto prende il largo.

Scout Niblett è una ragazzina inglese, vero nome Emma Louise Niblett, attualmente emigrata in California. Si definisce un’astrologa. Il titolo della sua ultima fatica, “Kidnapped by Neptune” , si riferisce proprio agli effetti del pianeta Nettuno, che sembra dissolva l’ego delle persone e abbia di recente avuto grossa influenza sulla sua vita (maddai!). Ha una vera passione per le parrucche, che l’ha portata a calcare quasi ovunque i palchi con indosso una posticcia capigliatura bionda. Peccato che, e qui perfidamente il cerchio si chiude, durante un set fotografico in riva all’oceano (suppongo proprio in occasione dell’ultimo cd) un’onda particolarmente maligna le abbia rubato la “blonde wig” di ordinanza, costringendola a farne a meno per i successivi concerti. Come si potrebbe dire in questi casi: “Kidnapped by Neptune”, appunto, anche se si tratta di un altro Nettuno.
Il concerto di Scout è un’esperienza strana e primordiale. Canzoni umorali, che si fanno iterative e suadenti per poi bloccarsi e riprendere nervose, esplodere in momenti violenti e gridati, o al contrario risolversi rallentando, improvvisamente stanche. Una Cat Power bambina, isterica, imprevedibile, una voce che sa essere sensuale e dal vivo guadagna in “fumosità” e fascino.
Sussurra, mormora, ammicca poi urla e ringhia.
La chitarra, la batteria, suonate entrambe nella maniera più semplice possibile, più grossolana possibile: in questo senso Todd interpreta (al di là del terrificante contributo in decibel) alla perfezione la sua parte di (obbligatoriamente) rozzo accompagnatore. Singoli momenti per un rito: “Where Are You?”, splendidamente per chitarra e voce sole; una “ Hot To Death” che si carica nella sua coda “metal”; “Lullaby For Scout In 10 Years” con Honey gridata a bocca aperta, denti scoperti e tutto il fiato di cui è capace Emma; “Wolfie” con il suo incedere fra l’esitante e l’imbizzarrito; l’alternanza selvaggio / sensuale di “Good To Me” ; la splendida, sognante e incalzante “No-Ones Wrong (Giricocola)”; la cantilena infantile fra muri distorti di “Drummer Boy”. C’è posto anche per la Scout batterista, con “ Your Beat Kick Back Like Death” (quel delizioso “we’re gonna die” canticchiato…) e “Pom Poms” (prima parte solo chitarra, seconda solo batteria: in pratica le due forme canzone possibili secondo Niblett).
Tutto affrontato come farebbe un bimbo in una camera piena di giocattoli: concentrazione e voglia di passare al prossimo divertimento, quasi senza pause. Se si eccettua il rifornimento di vino praticamente necessario (affrontato con una dolce risatina birichina), un simpatico ed incomprensibile siparietto fra i due che decidono di sfotticchiarsi in madrelingua (nessuno capisce), la richiesta di un accompagnatore per ammirare il Bernini, fatta da Todd, oppure le due domande “Is there any question?” che la maestrina Niblett fa al pubblico (question de che?).

Tutto finisce, prima o poi, anche questa giostra in piccole fiabe isteriche. Non saprei dire a che ora. Scout si congeda veloce, Todd emerge dalla batteria e gorgoglia “Grazie… ciao” divaricando le braccione. Poi volano via. Il fatto che il tempo sia passato così veloce, il fatto che io abbia stampato un sorriso idiota sulla faccia, la dice lunga sul mio gradimento della serata. Fuori ha smesso di piovere, ma non me ne sono ancora accorto.

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