"A Time Never Come" è il secondo album di questa italianissima band, i Secret Sphere, i quali suonano un buon ibrido tra power melodico e progressive metal... tanto per intenderci ricordano i Labyirinth ma con più tastiere. La band è composta da due chitarristi (Paolo e Aldo), un bassista (Andrea), il drummer (Luca), il bravo Roberto alla voce e alle keyboards troviamo Antonio. Il sestetto, piuttosto preparato tecnicamente, potrebbe essere visto (e sentito) come punto di incontro tra i Labyrinth di RTHD e gli Stratovarius più melodici, incontro dovuto alla massiccia dose di tastiere presenti in tutto l'album.

L'album si divide in 4 capitoli più uno introduttivo rappresentato dalle prime due traccie, ma passiamo alla descrizione delle singole canzoni, dal momento che trovo giusto e meritevole per la band che il loro venga descritto in maniera minuziosa.

Si parte con "Gate Of Wisdom", intro parlata e accompagnata sapientemente da tastiere dal sapore futurista (un pò alla Macalpine per intenderci) dalla durata di 39 secondi; si passa dunque alla prima vera canzone dell'album: "Legend" nella quale si apprezza l'intro suonato con il pianoforte al quale segue un attacco di tutti gli strumenti, ma dai quali spiccano per precisione e velocità la chitarra suonata in maniera magistrale e per bellezza la voce di Roberto: le linee vocali sono a tratti sognanti a tratti rabbiose ma sempre dalle tonalità alte. Approposito di tonalità e voce va però detto che Roberto, per quanto bravo (e finalmente abbiamo qualcuno che pronuncia bene l'inglese) rimane molto attaccato ai soliti clichè della voce powettara. La canzone è un susseguirsi di assoli tra chitarra e tastiere, la sezione ritmica resta invece più improntata al classico power, quindi tappeti di doppia cassa a non finire e basso messo un pò in secondo piano. Si passa dunque alla terza track: "Under The Flag Of Mary Read" magistralmente condotta per tutta la sua durata, piuttosto elevata tra l'altro, dalle chitarre che questa volta si fanno aggressive: la canzone potrebbe essere considerata la più prog di tutto l'album dal momento che troviamo vari cambi di tempo, assoli fulminanti e cambi di melodie (parti più calme vengono accostate ad alcune aggressive e in + in your face!). Si passa così a "The Brave", canzone che a dir la verità mi sembra piuttosto inutile e bruttina a causa di una scontatezza allarmante e ad un'eccessiva voglia di fare qualcosa di diverso; trovo inoltre inutile e ridontante l'utilizzo delle tastiere troppo pompose e barocche. 5° track: un vero e proprio capolavoro, "Emotions", nessun titolo potrebbe essere più appropriato a questo cortissimo capolavoro dalla durata di soli 85 secondi... uno strumentale di una raffinatezza disarmante che mette in risalto le assolute doti tecniche del sestetto, calma, pacata da toni vagamente jazz è il preludio ad un'altra grande canzone: "Oblivion", la quale comincia con un'intro di organo (decisamente d'effetto) e che si fa decisamente minacciosa, uno speed/prog metal veramente magistrale, linee vocali eccellenti, rasoiate di doppia cassa, decisi cambi di tempo, basso che finalmente si sente. Dal minuto 2:30 inizia, secondo il sottoscritto, la parte più bella della canzone, la parte strumentale, in cui la chitarra padroneggia e che ci accompagna ad un finale di canzone di grande effetto che soddisferà i palati più raffinati. Si passa dunque a "Lady Of Silence", canzone che per quanto non brutta non mi ha dato sinceramente nulla, anche in questo l'uso delle tastiere mi sembra eccessivo. Unico punto a favore è la grande teatralità della voce, che si mantiene in questo caso su toni leggermente più bassi ma non per questo di minore effetto. Si passa dunque alla più classica delle ballad, che a dire la verità cade un pò nell'anonimato e sa molto di canzoni alla "Anywhere" degli Avantasia ma che resta comunque una bella song delicata e dalle non particolari pretese. Altro strumentale, questa volta più minaccioso rapido e tagliente, stiamo parlando di "Paganini's Nightmare" dove assoli di chitarra si alternano ad assoli tastieristici, un pò plastici a dirla tutta, ma comunque piacevoli... tralascerei la parte vocale che sembra un mezzo growl ma che risulta di dubbio gusto. Si arriva così ad un' altra grande canzone basata molto, ancora una volta, sulla velocità: sto parlando di "Hamelin", canzone che molto deve ai Labyrinth e che grazie anche ad un ritornello decisamente azzeccato risulta gradevole e scorre nelle nostre orecchie con molta facilità (ah... è la canzone più allegra dell' album). Si passa così all' ultimo strumentale dell' album, un pezzo veramente brutto, ma di quelle cose che ti fanno venire in mente frasi del tipo "Come cazzo gli è venuto in mente di rovinare il disco con 'sta schifezza qui?!?!!??!?!" il titolo di questa cosa ribrezzosa (statene alla larga!!!) è "Ascension", la quale ci conduce all'ultima canzone dell' album "Dr. Faustus", canzone bella in bilico tra prog. e power, suonata decisamente bene anche se eccessivamente lunga.

In definitiva un buon disco, che forse non entrerà mai nella storia del power-prog ma che è suonato bene e prodotto anche meglio. Un 8,5 ci sta tutto!

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