Una parola: noia.

Noia e banalità a non finire in questo insulso album dei Seether, una band  che da anni si nutre del cadavere ormai decomposto del Grunge, continuando a sfornare dischi, malgrado il genere sia morto e sepolto.

Effettivamente, c'è da dire che qualcosa di buono, in passato, è stato fatto da questo gruppo sudafricano: basta ricordare i loro album di inizio millennio, "Disclaimer I" e "II", oppure il loro lavoro datato 2005, "Karma And Effect", dove c'erano alcune vere canzoni-bomba. Più tardi c'è stato un alleggerimento del sound con l'album del 2007, "Finding Beauty In Negative Spaces",  che, malgrado si lasci ascoltare tranquillamente dall'inizio alla fine, pecca un po' troppo di banalità e mancanza di idee in alcune canzoni. Malgrado tutto, anche quello era un album con qualcosa di salvabile...

Ora, dopo ben quattro anni di inattività (un buco temporale degno dei Linkin Park), la band, che sembra avere trovato una vera passione per i titoli chilometrici, si prepara a tornare in scena con questo nuovo "Holding Onto Strings Better Left To Fray". Confesso che ero curioso: non sono mai stati la mia band preferita, ma ammetto che i due album precedenti mi sono piaciuti e mi piace ancora adesso riascoltarmeli, magari in sottofondo mentre faccio qualcos'altro; comunque li considero un ottimo passatempo. Questo album qui, non vale neanche come sottofondo mentre si va in giro in bicicletta o si corre sul tapis-roulant in palestra.

L'unico commento che mi sento di fare è: ma che palle! E dire che questo nuovo lavoro era partito anche con il piede giusto, con la aggressiva opener Fur Cue, degna di figurare nei due album precedenti. Purtroppo, però, la ruvidità delle chitarre viene subito abbassata nella successiva No Resolution, una canzone così riempitiva che non avrebbe trovato spazio nemmeno su un album come "Take A Look In The Mirror" dei Korn. Mi sono detto: Dai vabbè, l'album è appena iniziato, un riempitivo ci può stare, andiamo avanti e vediamo che succede! Le canzoni non saranno mica tutte così noiose...

Ahimè, quanto mi sbagliavo.

La successiva Here And Now è così artificiosa e melodica che sembra fatta di plastica, non mi stupirei se la sentissi nel prossimo spot pubblicitario della Crai. Senza nulla togliere alla Crai, ovviamente. Tra tutte, spiccano in positivo il singolo Country Song e la particolare Roses, dove il pianoforte crea finalmente delle belle atmosfere; se Roses non fosse stata circondata da altre tracce così scadenti, avrebbe certamente fatto la sua bella figura. Per il resto, non c'è niente da dire: mi hanno deluso parecchio Tonight e Fade Out, dato che, essendo disposte una prima e una dopo l'orrenda ballad Pass Slowly (il punto più scadente del disco e, forse, dell'intera discografia dei Seether), a mio parere avrebbero dovuto sfoderare un certo tiro aggressivo. E invece no. In Tonight sembra di sentire i Negramaro con un cantante con il vocione... penosa. Mi è sembrata invece abbastanza carina Master Of Disaster, una canzone senza lode né infamia che si lascia ascoltare, ed è una delle poche che riesce a trasmettere un po' di malinconia, come sarebbe nelle intenzioni della band. Finalmente, aggiungerei!

Quando ho finito di ascoltare Roses, che è uno dei pochi punti di forza del disco, ho dovuto fare una pausa di mezz'oretta per cenare: chissà, ho pensato, forse lo stacco mi farà bene per digerire il resto del disco.

Niente da fare. Le tracce 10, 11 e 12 sono talmente anonime che viene da chiedersi se la band abbia davvero avuto voglia di inciderlo, questo disco, o se l'abbiano dovuto fare di forza. Troppo riempitiva l'indecisa Down, sempre in bilico, alla ricerca di un sound tra l'aggressivo e il melodico con un risultato raccapricciante;  Desire For Need, che finalmente torna alle chitarre ruggenti dell'opener, arriva comunque troppo tardi per dire qualcosa di interessante, e il pezzo conclusivo Forsaken sembra la brutta copia di Roses. Con molto pathos in meno, però.

Veramente deludente la prova vocale del cantante Shaun Morgan, espressivo quanto una parete bianca. Il sound è stato ammorbidito, le emozioni sono state risucchiate dai soldi: questo disco è una delusione cocente per chi, come me, si aspettava un degno ritorno di una band che, malgrado non sia mai stata ai vertici della genialità, ha saputo fare qualcosa di apprezzabile in passato.

Mi secca essere così duro, ma, anche quando abbiamo isolato le tracce salvabili (Fur Cue, Master Of Disaster, Country Song, Roses) che cosa cambia? Niente. L'1 rimane ed è più che meritato, e tanti saluti al gruppo di mister Morgan. Torno ad ascoltarmi "Karma And Effect": preferisco ricordarmi i Seether per quello che erano allora, non per queste cazzate pop spacciate per maturazione artistica.

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