Anno 1989. Un gruppetto metal di giovani brasiliani pieni di rabbia da vendere chiamati Sepultura, ha appena riscosso forte successo grazie a quel piccolo grande album che è "Schizophrenia", una grande casa discografica come la Roadrunner si accorge di loro, e produce "Beneath The Remains", uno dei dischi death/thrash migliori degli '80, che consacra i 4 sudamericani come una delle band metal migliori in circolazione.
Una degna casa discografica e un ottimo mixaggio, eseguito da Scott Burns, era proprio ciò che mancava loro per raggiungere risultati stupefacenti, che vengono ottenuti in questo album e nel successivo "Arise", che rimangono ancora oggi le loro migliori produzioni discografiche e che fanno venire una nostalgia non indifferente, soprattutto se si guarda cosa sono diventati i Sepultura negli ultimi anni (che tristezza...).
"Beneath The Remains" è un disco tiratissimo, grande miscela di death e thrash, e pieno di quelle sfuriate tremende che hanno contraddistinto il primo ciclo dei Sepultura.
Grande miglioramento tecnico da parte del gruppo: è anche grazie a questo album che Max Cavalera costruisce attorno a sé quella sua fama di mostro sacro del metal, ottimo sia al microfono che alla chitarra; e che dire del fratello Igor? Quello che più mi è piaciuto in tutto il full lenght è senza dubbio lui. Sin dalla "Title-track" (bellissima) che apre il disco si nota subito quanto sia migliorato dietro le pelli, e da bravo che era si trasforma in fenomeno; Anche Kisser non è per niente male con l'altra ascia; l'unico che mi sento di criticare è il bassista Paulo Jr, che non è scarsissimo, ma si dimostra quasi sempre un abbondante gradino al di sotto degli altri.
Fatto sta, comunque, che "Beneath The Remains" è veramente un gran bell'album, e perle come "Inner Self", "Stronger Than Hate" e "Mass Hypnosis" soprattutto, resteranno tra i pilastri del quartetto, e spianeranno loro strada verso il trionfo del '91.
Lo consiglio vivamente a tutti quei metallari che ancora non l'hanno mai ascoltato.
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