Cast:

 

Rada Rassimov
Clint Eastwood
Aldo Giuffré
Eli Wallach
Luigi Pistilli
Lee Van Cleef
Mario Brega

 

Crediti:

 

Regia: Sergio Leone
Musiche: Ennio Morricone

Anno: 1966
Nazione: Italia
Durata: 176'

 

Non molti sono appassionati del genere western ma, di sicuro, questo film, ne rappresenta la quintessenza del genere stesso. Spaghetti-western, di produzione italiana, con un Sergio Leone ai massimi storici e come protagonista, questa volta, anziché un duo (come nei precedenti “Per un Pugno di Dollari” e “Per Qualche Dollaro in Più”), abbiamo un trio. Un leggendario trio, formato dal mai sempre sufficientemente osannato Clint Eastwood “Il Biondo” (Il Buono), da Eli Wallach “Tuco” (il Brutto) e da un grande Lee Van Cliff “Sentenza” (il Cattivo), un killer spietato e senza scrupoli, scomparso ad Oxnard, 16 dicembre 1989.

 

In sintesi, il film vede intrecciarsi le storie di tre pistoleri, legati da un fine comune: la caccia ad un carico d’oro scomparso. Ma non tutto è così facile come può parere. Il Brutto conosce il luogo in cui è sepolto il bottino (per l’esattezza, si tratta di un cimitero), il Buono, invece, conosce il nome della tomba all’interno della quale cercare. L’informazione, al duo, prima in società, poi scioltasi a causa del Biondo, viene data da un certo Bill Carson ricercato da Sentenza, oramai in punto di morte. Mentre Tuco si allontana per prendere dell’acqua al moribondo, il Biondo ottiene l’informazione cruciale. Ora, i due, prima soci, poi acerrimi nemici e, adesso, soci per forza di cose, sono costretti a collaborare. Tuco accompagna il Biondo (in fin di vita) in un convento di frati, tra i quali vi è anche suo fratello (e non certo per amor di amicizia). Il Biondo viene curato e i due lasciano il convento. Memorabile la ‘esclamazione di Tuco alla notizia della “pellaccia dura” del compagno “… Viva Gesù! Viva San Francesco!!”.

La caccia all’oro sepolto, riprende, senza non troppe difficoltà. Siamo in piena guerra di secessione, al centro della quale vi è un terribile scontro tra nordisti e sudisti. Il duo, in viaggio, viene fatto prigioniero dai soldati dell’Unione (altra scena da antologia! Tuco, da lontano, guarda un gruppo di soldati venirgli incontro e dice al compagno: “…. Quelli sono soldati della Confederazione! Hanno le divise grigie!”. Ma il “grigio” delle divise è dovuto al fatto che queste ….. sono sporche di polvere!). Sfortunatamente per i due, all’interno dell’esercito dell’Unione, vi è, arruolato, anche Sentenza (ce ha seguito le tracce di Bill Carson). Sentenza torturerà a sangue Tuco riuscendogli ad estorcerli il nome del cimitero. Ma il resto: “….. lo conosce il Biondo….”. Il duo diventa un trio. Un trio diffidente l’uno dell’altro. Non uno sprazzo di amicizia, non un segno di affidabilità. Solo diffidenza, odio e tanta, ma tanta voglia di uccidere.

 

La scena finale, memorabile, vede Tuco correre nel cimitero, alla ricerca disperata della tomba! Una volta trovata inizia a scavare come una furia. Giunge il Biondo che, puntata una pistola a Tuco, gli ordina di scavare con una pala “… così si scava meglio. E fai prima…”. Poi arriva Sentenza, anch’egli munito di revolver. Ordina ai due di scavare perché: “… in due si finisce ancora prima…”. Ma il biondo rivela ai due che quella non è la vera tomba in cui è nascosto l’oro. Il vero nome lo scrive su un sasso. L’unico a poter accaparrarsi il tesoro, sarà colui che riuscirà a leggere il nome sulla pietra maledetta. Ed eccoci giunti alla sfida finale: un duello a tre, ognuno scrutante lo sguardo dell’altro. Ognuno pronto a far fuoco. Ognuno con la paura addosso, perché non sa chi sparerà per primo a chi.

 

Il Buono ne esce vincitore (anche grazia al fatto che, prima di dare la pistola a Tuco, questi, gliel’aveva scaricata…..!!!). Una volta impadronitosi del tesoro, lo divide con Tuco che, però, dovrà sopportare l’ultima umiliazione finale: dovrà rimanere appeso ad una corda, col cappio intorno al collo, in bilico sulla croce della tomba. “…. Biondooo!!!!!”, urla Tuco. Ma ogni suo urlo, altro non fa, che stringergli ancor più il cappio attorno al suo collo. Quando sembra tutto finito, da lontano, il Buono punta il proprio fucile e spara alla corda, liberando Tuco da quell’atroce tortura.

 

La frase finale è lasciata ad un Tuco, praticamente, incazzatissimo: “…. Ehi biondo…. Lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima PUTTANAAAAAAAA!”. L’ultimo aggettivo viene accompagnato da uno dei classici tra le colonne sonore di Ennio Morricone, grandissimo compositore che, con le sue colonne sonore, riesce a donare un fascino tutto personale e particolare a questo intramontabile classico del cine-western.

 

Memorabile.

 

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