Il prog-metal è una delle realtà più interessanti e sofisticate che negli anni '90 sono andate ad affermarsi. Da quando in quel 1992 i Dream Theater uscirono con il loro inimitabile "Images And Words", in molti hanno tentato di ricalcare quelle sonorità, chi tali e quali, chi con uno stile più personale e ricercato. E i capolavori cominciavano a fioccare come neve giù dal cielo.

Nel 1995 gli Shadow Gallery pubblicavano il secondo album, "Carved In Stone". Dopo un disco d'esordio che si è rivelato davvero convincente nonostante i limiti di produzione e la mancanza di un vero batterista fra le pelli (rimpiazzato da una drum machine) era ora di pubblicare un vero capolavoro. La risposta è stata immediata: "Carved In Stone". Un lavoro perfetto sotto tutti i punti di vista e per di più supportato da una produzione all'altezza. Autentiche perle progressive metal contrassegnate da una tecnica davvero ben esposta che si alternano a pezzi più melodici che sembrano fatti apposta per aprire il cuore, rimuovendolo dalla propria postazione e facendolo volare fra le emozioni. In ogni evenienza, comunque, la voce di Mike Baker svolge un importante ruolo di tramite fra la band che vuole comunicare qualcosa e i fan pronti a ricevere il messaggio; una voce delicata, intensa, più rocciosa quando serve, ma che arriva al cuore trasportata direttamente dal vento.

Osservando la tracklist vediamo parecchie canzoni sono intervallate da intermezzi (giustamente non indicati nel retro della copertina) che funzionanti o meno sembrano avere quasi il compito di rilassare l'ascoltatore preparandolo all'ascolto del prossimo brano. L'album è aperto da una canzone tecnicamente splendida intitolata "Cliffhanger", che parte abbastanza lieve, con un bel pianoforte seguito da qualche minuto dove chitarre e tastiere combaciano e creano bene l'atmosfera preprativa a ciò che viene poco dopo, la parte strumentale dove i musicisti possono dare libero sfogo alle loro abilità. "Crystalline Dream" è un altro pezzo prog-metal degno di nota, aperto dalle tastiere e contrassegnato da riff di chitarra molto diretti, sorretti da un sottofondo di tastiere leggero ma impeccabile, orecchiabile ma ben fatto il ritornello, bene la parte strumentale. Con "Don't Ever Cry, Just Remember" ci immergiamo nel lato più introspettivo dell'album e abbiamo di fronte una power ballad intensa e malinconica. In "Warcry" l'enfasi è ancora sul lato più melodico e sul pianoforte, ma presenta anche momenti più movimentati e la parte centrale con tanto di assolo centrale ne è una prova. E cosa dire di "Celtic Princess"? un pezzo breve, solo 2 minuti, passaggi delicati di chitarra e pianoforte davvero eleganti, dal tocco quasi jazzistico-barocco, ne fanno davvero un brano unico. Con "Deeper Than Life" si torna a qualcosa di marcatamente più heavy: riff di chitarra affilati e diretti e voce più aggressiva da parte di Mike Baker, tutto sorretto da un gioco di tastiere che sposa perfettamente con il tutto, e proprio le tastiere si mettono in luce anche in fase virtuosistica nella sezione strumentale. Ma le emozioni più forti le troviamo poco dopo quano cominciano a scorrere le note delicate e toccanti di "Alaska", una delle ballate più toccanti mai scritte da un gruppo prog-metal e sento che non sto scherzando; delicate chitarre acustiche ed elettriche molto ben in armonia col piano e le tastiere a cui si aggiunge la voce sottile e vellutata di Mike; se vi uscrà qualche lacrima non preoccupatevi, è normale! E per chiudere deliziamoci con la notevole suite "Ghostship": 21 minuti fra potenza, tecnica, suoni oscuri, atmosfere tetre e tocchi di genialità: fra i momenti più notevoli di essa citiamo il bell'arpeggio di chitarra di "Dead Calm", le finezze tecniche di "Storm" e l'incredibile virtuosistico intermezzo di pianforte di "Enchantment". Tutto davvero molto bello. C'è anche una traccia nascosta, dal sapore molto sinfonico che comincia dopo qualche minuto di silenzio e dopo aver sentito qualcuno bussare ad una porta.

Probabilmente il capolavoro degli SG. La band non è ancora riuscita a sbagliare un colpo e ha realizzato praticamente solo capolavori ma mai l'armonia delle composizioni verrà eguagliata fino a questo punto, anche se sfiorata. Chiedo scusa se in precedenza avevo dato un po' discutibilmente la palma di miglior album a "Legacy" (comunque ottimo), era questione di imparare a saper veramente apprezzare l'essenza della band e credo che la si trovi al punto di massima proprio in questo "Carved In Stone".

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