Ah contessa, che canzoni ci sono qui, roba perfetta per le sue festicciole psych, quelle seratine tipo il sabato del villaggio, i venerdì cosmici, i mercoledì delle camicie fluorescenti. Si, lo so, me l’hanno detto, è da mo’ che non organizza più nulla, manco una tombolata per freak rincoglioniti e, creda, io non me ne capacito. Si, lo so, le ossa fanno crack, le giunture scricchiolano e l’alito non sa più di rose come un tempo, ma, ecco, da qui a immalinconirsi direi che ce ne corre. Io poi per lei ci avrei pure il rimedio, ovvero un disco tipo quelli che facevano una volta, l’ha fatto un ragazzo di vent’anni e, come minimo, è un bicchiere d’acqua fresca. Pensi che il bignamino Pitchfork ha detto che ascoltandolo si rimane giovani per sempre. Io ho provato e le dirò, a me piaccion soprattutto le ballate, sa quella faccenda della zolletta di zucchero e della medicina amara, ma insomma diciamo che è una fantasmagoria pop, con tutte quelle paroline che, se le metti insieme, vien fuori una di quelle filastrocche che a noi garbano tanto, per cui, su, ripeta con me: psych power jangle o jangle power psych che, tradotto, vuol dire i ricami delle suorine di Palo Alto e un po’ di tiro quando serve. Ah contessa, contessa, in paradiso non ci sono solo bambini che piangono e vecchi che dicono il rosario, oh no, ci siamo anche noi adesso, per cui, ecco, attendo il suo invito per la prossima festa. Aggiungo solo che, savasandir, il tutto è lievemente corrotto da faccende indie qualcosa e che i bene informati parlano di una certa qual influenza Guided by Voices. Stop.
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