Gli Shivaree sono stati una meteora: nel 1999 fecero un album con uno dei migliori titoli in assoluto della fetta di storia della musica che conosco “I Oughtta Give You A Shot In The Head For Making Me Live In This Dump” ("ti dovrei sparare un colpo in testa dato che mi fai vivere in questa topaia” YYYEEAAHHH).
Il disco in questione vendette qualcosa come ......... (riempite voi lo spazio vuoto) milioni di dischi, trascinato da un singolo ombroso come “Goodnight Moon” (chi non se lo ricorda, dai: “What should I do, I'm just a little babe, tiririda, tiritiriridu”)
E poi tournee in tutto il mondo, dischi d'oro di qua, dischi di platino di la, tutti li cercavano, tutti li volevano, tutti li coccolavano. Grandi e piccini estasiati pendevano dalle labbra della cantante Ambrosia Parsley da cui uscivano i versi immortali: “I love you more than anything / In this room” (Io amo sta donna!!). E poi ci si sorbiva i racconti che Ambrosia sciorinava ferma al centro del palco i pollicioni nelle tasche dei jeans: la casa dove aveva abitato con un fantasma, il suo strambo parentado hippy e gli aneddoti del Natale passato. Duke Mc Vinnie (tastiere) e Danny Mc Gough (chitarra) colà se la ridevano. Confidenziale, casalingo, il gruppo metteva tutti a proprio agio.
Ma poi gli Shivaree sparirono dalle cronache della musica che conta. Nel 2001 fecero un secondo disco per la Sony (Rough Dreams) che, udite udite, non venne distribuito in America (notizia presa dal sito ufficiale: www.shivaree.com). In Europa invece guarda un po' venne distribuito senza un briciolo di promozione. Io infatti quando lo vidi sugli scaffali di un negozio pensai: “Cavolo un disco nuovo degli Shivaree: strano, non ho sentito nessun estratto alla radio, non ho visto nessun video su MTV, il mio barbiere non me ne ha mai parlato... O questo è un disco uscito prima di “I oughtta bla, bla, bla”, che non aveva avuto successo a suo tempo e che ora si tenta di rifilare all'ignaro consumatore, o qui c'è qualcosa sotto...”
Ci ho pensato e ripensato e alla fine sono giunto alla conclusione più logica: qualche pezzo grosso mangia sigari della Sony voleva farsi Ambrosia, lei ha rifiutato (“Toglimi le mani di dosso e slega quel pinguino!!!”) et voilà il flop è servito.
Comunque sia andata degli Shivaree nessuna notizia fino all'inizio del 2005 quando i tre californiani fanno uscire “Who's Got Trouble” (ohibò) per una minuscola casa discografica: la Zoe records.
Gli ingredienti sono sempre gli stessi: country, un pizzico di Tom Waits, una punta di jazz, un'anima di Ry Cooder e la verve gigiona di Ambrosia che canterebbe con la stessa vocina sia ad un cocktail party in abito da sera che sul cucuzzolo dell'Empire State Buiding fra le zampe di King Kong. Le differenze rispetto al passato: meno campionamenti e altre pastoie prodotte dai futuribili marchingegni elettronici.
Ma veniamo alle canzoni; si parte con “New Casablanca”, un lento tenero che procede solenne aprendo brecce anche nei cuori più ammuffiti. Si continua con “I Close My Eyes”, un rockettino più veloce, urgente e vezzoso che sei lì che te lo godi e già inizia “Someday” un jazz Louisiano scafato e bislacco. “Lost in a dream” è un altro pezzo da jazz club che sarebbe ancora più da jazz club con un bel saxofono di quelli d'ottone. “Little Black Mess” è un tango veloce con tanto di violini, mentre se suoni “Mexican Boyfriend” in un locale della bassa giù in texas, vedrai cowboys e cowgirls abbracciarsi e coccolarsi... e un minuto prima erano lì a distruggerti il locale... Di “The Fat Lady Of Limbourg” dico solo che è di Brian Eno. “2 far” era il secondo brano di “Rough Dreams” e lieti lo ritroviamo qui ringiovanito: più asciutto, sincero e diretto, liberato da un arrangiamento e da suoni campionati che toglievano mordente al suo tono accusatorio. “Baby Girls” è invece un motivo lento, consolante e assolutorio che vorresti che ti si cantasse quando l'hai fatta proprio grossa. Con “It Got All Black” siamo quasi alla fine e “I Will Go Quietly”, una dichiarazione d'intenti in musica, ti strappa un ultima lacrimuccia di sincera ammirazione. Un brano che promette nuove prospettive nonostante un certo magone.
E citando l'ultimo brano di “I Oughtta bla bla bla” mi viene da dire “Arrivederci”
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