Nell'era delle continue e spasmodiche innovazioni tecnologiche, passarsi in rassegna le videocassette ormai accantonate nell'ultimo angolo dell'ultimo mobile della casa è un po' come rovistare nel baule di un bisnonno. Così mentre la polvere mi inondava le narici e gli occhi portandomi al limite di uno shock anafilattico, sono appena riuscito a distinguere fra le lacrime il titolo di un vecchio VHS, "Assassinio sull'Orient Express".

Era il lontano 1994 quando fece il suo trionfale ingresso nella mia dimora a vent'anni esatti dalla sua uscita nelle sale cinematografiche. Dando uno sguardo sul retro della copertina mi sono accorto solo allora di aver visto da bambino un film di Sidney Lumet con un cast spettacolare di cui io all'epoca, nella mia gioiosa incoscienza fanciullesca, riuscì a riconoscere solo Sean Connery.

Non rimproveratemi, non siete nelle condizioni per farlo e se anche lo siete non fatelo lo stesso. Chi di voi alle elementari conosceva Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman (vabbè forse lei si), Vanessa Redgrave, Anthony Perkins e Jacqueline Bisset? Chi sapeva che il regista di "L'uomo del banco dei pegni" era Sidney Lumet ? Chi sapeva dell'esistenza dell' "Uomo del banco dei pegni" ?? Ma lasciamo perdere i ricordi e focalizziamo l'attenzione sulla diciannovesima pellicola del regista statunitense.

Il film è tratto dall'omonimo romanzo della celebre giallista inglese Agata Christie che a sua volta si era ispirata ad un evento di cronaca realmente accaduto, ossia il rapimento e l'omicidio del figlio dell'aviatore Charles Lindberg. Ci troviamo negli anni trenta e l'investigatore belga Hercule Poirot, protagonista fisso dei lavori della scrittrice parte da Istanbul alla volta di Londra a bordo dell'Orient Express. Con lui vi è un variegato gruppo di passeggeri che apparentemente non hanno nulla in comune fra di loro: un dirigente ferroviari di origini italiane e vecchio amico di Poirot, un uomo d'affari con il segretario e il maggiordomo, un esponente dell'esercito britannico, una austera aristocratica di origini russe con la sua dama di compagnia, una coppia di sposi, un'insegnante, una missionaria svedese leggermente ritardata, una maestra, una ricca donna americana, un italiano rigorosamente cafone e gli inservienti.

Una notte uno dei passeggeri, Ratchett l'uomo d'affari, viene trovato senza vita nel letto della sua cabina. Un medico greco accerta che la morte è stata causata da dodici pugnalate. Poiché il treno è fermo nella neve in una remota regione dei Balcani, il dirigente ferroviario e vecchio amico di Poirot gli chiede di indagare. L'ometto scopre che Ratchett era in realtà un malavitoso italoamericano di nome Cassetti, responsabile del sequestro per estorsione della piccola figlia di una ricca famiglia americana, gli Armstrong, e responsabile della sua morte. Questo episodio devastò la famiglia e coloro che le erano vicini innestando una lunga catena di morti e suicidi. Alla fine di un lungo interrogatorio, Poirot capisce che tutti i passeggeri avevano un legame con gli Armstrong o con la vicenda e che tutti avevano voluto punire Cassetti per la colpa di cui si era macchiato accoltellandolo uno per uno. Alla fine tuttavia si intuisce che nessuno sconterà alcuna pena per l'omicidio date le motivazione che avevano spinto a compierlo.

Il film riscosse un grande successo di critica e pubblico, entrambi attirati da quella comitiva di interpreti eccezionali. Gran parte del merito è sicuramente da attribuire alla storia che si rivela un perfetto incrocio di generi. Innanzitutto il giallo, e non mi sembra che tale affermazione si debba motivare. Ma c'è anche una componente drammatica che emerge al momento dell'interrogatorio, quando il lungometraggio si avvia già verso la conclusione. Tutti i compagni di viaggio vengono singolarmente convocati a descrivere i suoi spostamenti durante la notte del delitto e a chiarire i loro rapporti con la vittima ed è a questo punto che si definiscono alla perfezione i personaggi. Quando la matassa è finalmente sbrogliata e lo spettatore può attribuire ad ognuno la ragione che lo aveva indotto a uccidere, i passeggeri perdono completamente identità per porsi sullo stesso piano: uomini e donne che hanno tutti l'unico scopo di liberarsi da ogni rancore in un catartico atto vendicativo dal sapore epico. Sidney Lumet tende a non strafare con un ritmo serrato ma non frettoloso e un'atmosfera tesa ma mai stancante. Meritatissimo Oscar a Ingrid Bergman come miglior attrice non protagonista, splendido Albert Finney (Anche se il vero grande Poirot è l'incontrastato Peter Ustinov), convincenti la Redgrave e la Bisset, leggermente sottotono Lauren Bacall.

Da riscoprire...

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Altre recensioni

Di  alia76

 Davvero è un piacere per gli occhi e per le orecchie, partecipare all’intricatissima trama di una delle più avvincenti detective story, crogiolandosi nella maestria di attori senza tempo.

 Il momento in cui si realizza l’incontro di sguardi fra Ingrid Bergman e Lauren Bacall è di un’intensità che difficilmente si ripresenterà.