Qualche tempo fa è letteralmente arrivata una pioggia di lacrime da parte dei purtroppo 4 gatti che hano amato i Sieges Even e li continueranno ad amarli dopo aver sentito la notizia dello scioglimento della band. Eh sì, perché era una di quelle band capace di avere un sound originale e creativo che purtroppo nella musica di oggi non è facile avere, dato che anche nei generi più ricercati e sperimentali come il prog tutto sembra ormai già stato fatto. È una perdita grave che in molti non riescono proprio a capire. Perché quando si parla di prog-metal si pensa soltanto a Dream Theater, Symphony X, Shadow Gallery e Fates Warning (ottimi gruppi) ma non vengono quasi mai presi in considerazione i gruppi minori. E loro avrebbero sicuramente meritato più attenzione e, chissà... se fossero stati presi più in considerazione forse non si sarebbero nemmeno sciolti!
"The Art Of Navigating By The Stars", uscito nel 2005 a distanza di ben 8 anni dal precedente "Uneven", è probabilmente il capolavoro della band. I Sieges Even si distaccano dal sound più metal che li caratterizzava negli anni precedenti in favore di un sound più apertamente progressive che alterna toccanti melodie, complessi arrangiamenti ottimamente guidati da chitarra e basso, senza escludere tecnicismi (che però non sfociano nel virtuosismo delle origini), tocchi jazzistici e melodie tipicamente fusion e senza dimenticare parti di chitarra distorta tipicamente metal. Tornano sulle scene con un cantante nuovo, Arno Menses, dotato di una voce sicuramente più orecchiabile e commerciale rispetto ai cantanti arruolati in passato e capace di regalare emozioni che probabilmente i predecessori non erano in grado di dare; e decidono di tornare ad un sound privo di tastiere (diversamente da quanto successo con "Sophisticated" e "Uneven" dove comunque le tastiere avevano un ruolo di secondo piano) che li distingue da altri gruppi del genere... Suonare prog senza usare le tastiere non è certo roba facile (anch'io ritengo che le tastiere siano indispensabilil per un album prog) ma loro hanno dimostrato che si può essere innovativi e originali anche suonando con solo chitarra, basso e batteria.
Sinceramente in queste 9 canzoni, un'introduzione e otto sequenze, sinceramente non riesco proprio a trovare un momento storto: tutte le canzoni sono dei piccoli capolavori a sé stanti che uniti in un unico album formano un capolavoro. Ogni canzone infatti non ha una precisa cartteristica: i cambi di melodia e di approccio non intervengono da una canzone all'altra bensì all'interno di una stessa canzone; un momento più cupo può trasformarsi improvvisamente in un momento più melodico e viceversa; ogni canzone quindi va ascoltata con estrema attenzione e giudicata solo dopo che il media player sia passato sulla traccia successiva; ed è proprio questa caratteristica a rendere l'album più interessante rispetto a molti album prog degli ultimi anni! Nell'intro "Navigating By The Stars" le risa di un neonato sono solo la porta d'accesso in un'avventura che vi terrà incollati al lettore fino all'ultima nota. "The Weight" ha un sound a tratti cupo guidato molto bene dalle linee di basso e da alcune brevi picchiate metal ma sfocia in un ritornello dai toni decisamente molto vivaci dove Arno Menses fa da padrone. "The Lonely View Of Condors" è un brano anch'esso molto solare guidato dalla linea melodica della chitarra mentre "Unbreakable" ha invece una melodia più triste e malinconica fatta di delicati arpeggi che sfociano in parti decisamente più metal e complessi giri di chitarra. "Stigmata", anch'essa dall'approccio molto melodico mostra di più il lato tecnico facendo uso di complessi giri di chitarra e non rinunciando a tempi e strutture irregolari. Interessante la ripresa di "The Weight" nel finale. La ballata acustica "Blue Wide Open" si commenta da sola: poco più di 5 minuti possono bastare per emozionare gli ascoltatori più delicati. "The Ones To Have Failed" (quelli che son falliti) è forse uno dei momenti più riusciti del disco: un altro brano in grado regalare fortissime emozioni grazie al suo piacevole ritornello acustico ma che ci regala anche una tremenda parte metal dopo la metà del brano, sicuramente la parte più dura di tutto il disco; la frase contenuta nel ritornello, secondo la quale "il cielo è senza stelle per coloro che sono falliti" è una delle mie citazioni preferite. "Lighthouse" è un altro brano molto malinconico e sognante che contiene fra l'altro una bella parte suonata col flauto. "Styx" è forse il momento un po' più basso del disco, probabilmente schiacciato dalla maestosità delle altre canzoni (altra ripresa di "The Weight" nel finale) ma comunque un buon brano per chiudere, ripeto, un capolavoro!
Ci mancheranno davvero questi Sieges Even... Il prog perde uno dei suoi più potenziali pezzi da 90 ma almeno godiamoci appieno questo capolavoro...
Chissà se un giorno ritorneranno!
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