Strazio, strazio e ancora strazio in un gelido turbinio sonoro senza fine, questo è "Death - Pierce Me" primo ed ultimo lavoro dei Silencer, prima dello scioglimento della band dovuto all'internamento, in ospedale psichiatrico, del loro farneticante frontman Nattramn (la leggenda narra di folli gesta del frontman svedese tra le quali l'autoamputazione delle mani per sostituirle con zampe di maiale...).
Ma di notizie su Nattramn il web è pieno, soffermiamoci invece sul suo delirante album.
Premettendo che questo non è un album per palati fini, e a mio parere necessita di buone conoscenze preliminari di black suicidal e depressive metal. In questo alienante lavoro, a riff non particolarmente complessi ma in sostanza cattivi e ben riusciti, che riescono ad incanalarsi nei meandri del metal piu nero e depressivo, si va ad inserire la voce, se cosi vogliamo chiamarla di Nattramn, una geremiade che spesso non si affianca a melodie suoni o rumori, una voce che segue binari propri e percorre quasi sempre la sua contorta e demonicaca strada, un lamento continuo che scorre sempre più sofferente e si perde laggiù dove è sempre più buio, dove la luce è sempre più fievole, là dove non c'è ritorno. Tuttavia, quando lo screaming di Nattramn incontra i riff piu taglienti allora si che queste due facce della stessa medaglia cominciano a dialogare ed a intersecarsi, e raggiungono vette diaboliche davvero incredibili. Ed è qui che si puo parlare davvero "suicidal masterpiece" e a mio parere in questo caso ci siamo davvero vicini.
Titletrack e primo demo, "Death-Pierce Me" ci accompagna lentamente col suo arpeggio iniziale nei labirinti di una massa cerebrale malata, quella specie di voce che esce dalla bocca del cantante svedese non è voce di questo pianeta, grida lancinanti, urla al limite della sopportazione, corde vocali quasi spezzate, sfiorano saltuariamente riff massicci e taglienti. Nel complesso la prima traccia ci fa capire di che pasta è fatto l'intero album.
"Sterile Nails And Thunderbowel"si insinua con relativa calma e ci introduce un vento gelido d'inverno che si tramuta ben presto in tormenta siberiana grazie all'ottima batteria e ai lamenti disumanani di un paziente psichiatrico incurabile. I cambi di ritmo non scontati intervallati da scream, growl colpi di tosse al limite del masochismo rendono il tutto terribilmente deprimente e nauseante.
"Taklamakan", forse la traccia più veloce dell'intero album ma a mio parere anche la più scontata, rompe la barriera del dolore x sfociare in rabbia assassina qui Nattramn nel suo delirio non sembra prendersela con se stesso ma lascia trasparire odio verso la collettività, nei riguardi un mondo che non lo capisce e non è in grado di accoglierlo, un pianeta abitato da persone estranee a lui nemiche, persone forse da combattere con qualsiasi arma fino all'ultimo alito di vita. Quest'ottima track dal forte impatto emotivo e dalle reminescenze misantrope ci introduce ai due brani piu validi è più intensi dell'intero lavoro del gruppo scandinavo.
In "The slow kill in the cold" si viene condotti attraverso riff cupi e macabri ma al coltempo veloci e rabbiosi all'interno di un cervello deviato dalla malattia, massa grigia incurabile e irrequieta, all'ascolto si viene pervasi da rabbia mista a dolore, un pessimismo lancinante ci pervade, in questo pezzo Nattramn è sempre più vicino all'interlocutore più empatico...
Ma la vera traccia definitiva, dove forse Nattramn finalmente raggiunge gli inferi e trova finalmente fine alla sua afflizione è la incredibile "I shall lead, you shall follow" dove il dolore, l'odio, l'alienazione la schizzofrenia più assurda e imprevedibile nella sua forma piu eclettica trovano un perfetto connubio con la parte strumentale e il tutto si esplicita in un vero capolavoro di suicidal black metal, che trasuda sofferenza in tutti i suoi 11 minuti.
"Feeble Are You-Sons Of Sion" sesta e ultima traccia chiude il racconto senza un perchè, un triste e malinconico pianoforte sentenzia la fine di tutto.
Riassumendo, ai più ortodossi ascoltatori del genere, le urla e i versi di Nattramn possono sembrare quasi ridicoli ma a mio avviso in questo importante lavoro, raggiungono il vertice supremo del genere; nelle risatine malefiche nelle urla disumane nei pianti, qui il dolore e la sofferenza si avvertono davvero e da tutto ciò traspare soltanto un cupo messaggio, un messaggio di morte.
No way out, nessuna via d'uscita, nessuna redenzione...solo il suicidio come fine della sofferenza.
In conclusione, un disco che non si dimentica facilmente, una pietra miliare del genere da custodire gelosamente nell'anfratto piu cupo e piu buio di casa propria. Straconsigliato!
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Altre recensioni
Di DarKNight
Qui siamo ai limiti della sopportazione. Si sentono le corde vocali stritolarsi.
Mai però ho sentito la disperazione e il desiderio di soffrire così violentemente reali come con questo disco.