Leere, Steve Wolz, Nattramn. Tre Svedesi. Un polistrumentista, un batterista e un malato di mente. Stavolta non è un modo di dire, non si tratta delle solite esaltazioni di uno che ha sentito un cd insolito. Nattramn (non si conosce il vero nome) è davvero uno da centro igiene mentale, tant'è vero che i Silencer nati nel 1995 si sono sciolti a causa del suo internamento, permanente, in manicomio. Cause: schizofrenia, autolesionismo grave. Ora pare abbia un progetto solista industrial/drone
(Diagnose: Lebensgefahr). Leere (ex Shining), altro pseudonimo, suona chitarre, basso e tastiere. Steve Wolz è un session drummer (Deinonychus,Bethlehem...). Questa del 2001 è l'unica uscita del trio.
Il genere è Depressive Black Metal, non ci si sbaglia, non ci sono vie di mezzo. Tracce stremanti per lunghezza, ma non per complessità, nonostante la innegabile validità tecnica dei componenti. Titletrack e primo demo, "Death-Pierce Me" accompagna lentamente col suo arpeggio iniziale nei labirinti senza uscita delle liriche suicidali di Nattramn. La sua voce non esiste, solo le grida più lancinanti e taglienti che un essere umano possa emettere. Dimenticate Burzum, non c'è ripetitività e filo logico. Dimenticate Kvarforth, non viene risparmiato neanche un fiato. Qui siamo ai limiti della sopportazione. Si sentono le corde vocali stritolarsi. Poi pianti, colpi di tosse,conati di vomito, grida isteriche... E intorno i riff massicci e spietati che esaltano la tragicità del cantato, che altrimenti risulterebbe ridicolo da solo. Batteria possente e in primo piano. "Sterile Nails And Thunderbowel" inizia lentamente e studiata per entrare come un coltello piano: prima la punta poi la lama che si allarga mentre affonda dentro. L'evolversi delle sonorità e dei riff sono ricchissimi di cambi improvvisi di tempo e lasciano spazio alla spropositata fantasia di Leere. Nattramn da prova di scream e growl senza però sembrare nemmeno per un attimo concentrato sulla musica. E nel mezzo di una pausa da prova della sua capacità di trasmettere l'effettivo sentimento che condiziona la sua vita: dolore.
La migliore dell'album per fantasia, ricerca sonora, quasi dissociata dal black metal per questo. Poi un nuovo inizio: basso e batteria che si rincorrono a velocità impressionanti per sfociare in "Taklamakan". Tremoli e arpeggi sovraincisi contornati da urla frastornanti. La qualità delle sovrapposti è eccellente e il lavoro in studio è lontano dai canoni del vero black metal. Il suono è pulitissimo. Passata la metà del cd, troviamo un'altra prolississima alienazione: "The Slow Kill In The Cold". Un accordo di tastiera lentamente proietta nell'ipotermia di quest'altra prova di sofferenza.
Ancora una volta Leere e Steve Wolz mostrano la fertile capacità di rimodellare una stessa sequenza di accordi in quanti più modi possibili. A terminare questo lavoro, "I Shall Lead, You Shall Follow" spegne ogni sorriso fin'ora possibile per chi aveva trovato ridicolo il cantato. Il lavoro emotivo è curatissimo e qui si parla davvero di metal depresso, con momenti di disperazione enormi alternati a isteria pura e cruda. Ciò raggiunge il massimo nella fusione tra arpeggio acustico e riff in tremolo. Ancora una progressione emotiva che precipita in abissi di terrore, echi di rimorso e tempi fibrillari. Sesta traccia, "Feeble Are You-Sons Of Sion" è progettata come se volesse essere un'intro al contrario, un pianoforte malinconicissimo che saluta ogni visione razionale di ciò che ci circonda.
Personalmente stimo il lavoro, anche se non lo ritengo tra i migliori mai eseguiti. Mai però ho sentito la disperazione e il desiderio di soffrire così violentemente reali come con questo disco.
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Altre recensioni
Di DARKLANDS
Strazio, strazio e ancora strazio in un gelido turbinio sonoro senza fine.
Un vero capolavoro di suicidal black metal, che trasuda sofferenza in tutti i suoi 11 minuti.