Quanti oggi scrivono canzoni spinti da vera ispirazione? Quanti oggi scrivono canzoni per cogliere il nettare di un’esperienza vissuta? Se partiamo da queste considerazioni, il nuovo album di Simone Lo Porto, giramondo per vocazione ed esigenza emotiva, meriterebbe complimenti a prescindere. Considerando che “Un viaggio nel magico” arriva a distanza di nove anni dall’esordio ed è figlio di un lasso di tempo vissuto a spasso, contro regole e convenzioni, scoprendo Brasile, Perù, Venezuela, Argentina, Colombia e gran parte del Sudamerica, si ha il prospetto di un’artista che cerca la consapevolezza della sua musica e che sfugge alle logiche di mercato. Se poi aggiungiamo che i tocchi reggae di “Bela Mirela”, gli echi di Edoardo Bennato in “Per chi ci crede”, la musicalità di “Garibaldi dei due mondi eroe”, i Dire Straits che spuntano in “L’immagine di te”, “Noir” elegante e romantica con il suo francese esagerato, fino alla chiusura da brividi di “La fine è il mio inizio”, ispirata dal libro omonimo di Tiziano Terzani, citato ovunque come uno dei pezzi forti dell’album, ma è impossibile non ripetersi, perché è una vera perla di emozioni. C’è l’importante collaborazione del chitarrista Luca Galeano, in questo disco, ma “Un viaggio nel magico”, svela il volto di Simone Lo Porto, un artista sincero e talentuoso, che in questi tempi di plastica, meriterebbe una vetrina importante, per urlare che la musica vera è… altrove.
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