Siouxsie, una fanciulla glam/punk che abitava a Biancanigo, paesino di quattro case perso nella bassa romagnola, è la protagonista di un racconto che ho in mente di scrivere da anni...
Un racconto che probabilmente non scriverò mai...
Perché è più bello immaginare che scrivere... Più bello e più facile...
E più dolce...Che immaginare consente il miracolo di trasformare la memoria, qualsiasi memoria, in leggenda...
Si, una leggenda...
Una leggenda che cambia continuamente e ha infinite straducole e varianti...
Che cambia continuamente pur rimanendo fedele a sé stessa, o, ancor meglio, pur rimanendo fedele al sentimento che l'ha generata...
Al momento, nel mio racconto, insieme alla fanciulla glam/punk, ci sono un rugbista filosofo, un ciclopittore fiabesco, una suora umile e sapiente, un gruppo di adolescenti sfigatissimi e fantasiosi, un cugino eroico e sciupafemmine...
Una specie di Bromley contingent della bassa padana...“La malinconia della padana mi riempie le palle, le palle di nebbia...” diceva una canzoncina...
Ecco le palle piene di nebbia e una chitarra che è “un incrocio tra i Velvet Underground e la scena della doccia in Psyco”.
Ecco le palle piene di nebbia e la musica...
Che la musica si prende un grandissimo spazio in queste folli memorie...
Che, se volete saperlo, ho anche conosciuto una Patti Smith fanciulla maschiaccio...
E Polly Jean era una giovane zia stralunata e pazza perduta in strani incantesimi nell'appennino bolognese...
Si, la musica si prende un grandissimo spazio...Specie se è la musica dei quindici, sedici anni...ovvero la mia età in quel settantotto/settantanove, quando ero un progger precoce...Un progger bambino...
E poi un bel giorno pum!!! Un bel giorno arrivò “Hong Kong Garden”. E non ricordo più il punto esatto dove sotterrai “Close to the edge” e “Nursery crime”...E un po mi dispiace, che magari oggi potrei pure riascoltarmeli...O magari è meglio così...in fondo ho una reputazione da difendere...
Si, lo so, non è esattamente una recensione, almeno fin qui...
Allora rimediamo, dai...chiarendo ovviamente che ora stiamo parlando della Siouxsie di Bromley e non di quella di Biancanigo...
“Hong Kong garden”...
“Hong kong garden” è il più perfetto esempio di pop punk di tutti i tempi... Una canzoncina irresistibile di due accordi due...
Ritmica e canto ossessivi...accompagnamento orientale di uno xilofono elettronico (o una cosa del genere)...chitarra tagliente e abrasiva (ovvero il già citato “incrocio tra i velvet underground e la scena della doccia in “Psyco”)...
Il tutto fresco e svelto, comprensivo pure di un la la la incongruo e inaspettato...
Fresco e svelto, ma comunque austero, ridotto all'osso...E con un'apoteosi finale di carta vetro che vorresti non finisse mai...
Un brano fantastico e inusuale per i primissimi Banshees, che torneranno su toni pop, comunque molto meno veementi, solo qualche album dopo...
Poi c'è il lato b, altrettanto favoloso e molto più sperimentale, “Voices (on the air)”.
Il brano è sostenuto da una chitarra monocromatica, che va come a singhiozzo, e ripete sempre lo stesso suono. ..La voce è lugubre e severa, con magici effetti d'eco... E c'è un finale a spegnersi, come colpi di tosse nella notte...
“E sento i sussurri dalla mia finestra, e sento qualcosa che si rompe dentro...voci nell'aria...voci nell'aria...”
Sembra che nel bar dell'ospedale militare di Hannover, all'epoca, si sia scatenato un certo parapiglia visto che due soldati in attesa di congedo la selezionavano continuamente, increduli che il brano fosse presente nel juke.box.
Ecco questa sarebbe una scena fantastica per il mio racconto, peccato che nei Juke box del nostro bar estivo questa canzone non ci fosse.
C'era però “Children of a revolution” dei T.Rex. Non stupitevi, il quarantacinque se l'era portato il barista da casa. E io lo mettevo a sfinimento...zero parapiglia però...
O zero scarabocchio come si dice a Bologna...
Comunque i T.Rex erano uno dei gruppi preferiti di Siouxsie (sia Bromley che Bianganico)...
“Hong kong garden” fu il nostro primo disco in diretta, il primo ascolto che non veniva dai fratelli maggiori...
Fu uno spartiacque...Per questo per me ha un enorme valore affettivo...
Si, fu uno spartiacque...Inutile che vi faccia l'elenco dei gruppi che vennero dopo e su cui ci buttammo a pesce.
Solo Orsetto continuò a dedicarsi all'archeologia, disseppellendo, tra gli altri, Tim Buckley, Robert Wyatt e i cosmici tedeschi.
E Orsetto non lo ringrazierò mai abbastanza
Ma la musica della mia giovinezza parte con “Hong kong garden”.
P.S Nel juke box del nostro bar estivo c'era anche “Karabigniere blues” degli Skiantos...
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