La dissoluzione, la distruzione del sé è il primo principio della nostra musica...

Psichedelia brutale: questo è "IIIrd Gatekeeper".

Ma chi sono gli Skullflower? Una terrificante creatura dell'inesorabile maestro Matthew Bower, veterano della chitarra coinvolto in una miriade di altri progetti nella lurida, fottutissima selva noise/drone inglese, nonché un'influenza notevole sul proprietario dell'etichetta hEADdIRT. Per il loro terzo album, da questa pubblicato, l'illustre forgiatore di sogni è degnamente accompagnato da due futuri membri dei Ramleh: Anthony di Franco, new entry, al basso; Stuart Dennison dietro le pelli e alla "voce", che è il grido disperato di chi sta per annegare: si può dare il via alle danze.

Nove canzoni, nove rituali esoterici. Bower decide di accantonare tutti i fronzoli e i ghirigori del precedente "Xaman", presentando questa volta una serie allucinante di franche bastonate sulle gengive. Chitarra costantemente stuprata; basso mastodontico; batteria tribale; linea vocale quasi inesistente. Tutti i brani sono una sorta di canovaccio che si dispiega attorno a un accordo, un'idea, un singolo tema; si ha la netta sensazione che la band non faccia altro che improvvisare. Un ripetersi stordente, inarrestabile, vampirico.

Le impressioni musicali? Le più disparate. Un incrocio tra gli Electric Wizard sotto LSD, i muri sonori dei primi Jesus And The Mary Chain e le trame dei primi Swans. "Larks Tongues" è un'orrorosa allusione ai King Crimson e, come nella parte prima di quel brano, si ferma e poi riparte, si ferma, e poi riparte, scatenando però qui gelidi brividi lungo la schiena; e nella conclusiva "Spoiler" ci sento forte e chiaro pure i Brian Jonestown Massacre.

Alzate al massimo il volume, premete play, chiudete gli occhi e cominciate a scomparire...

Non c'è un significato intrinseco nel rumore per se. Per noi è una frequenza che trasporta. Improvvisiamo in musica proprio come nel disegno automatico a occhi chiusi. Diamo voce agli elementi, gli spiriti, il comportamento caotico, le fate morgane sulle tele mai vuote dei muri di rumore. (M.B.)

Ah, vi ricordate della hEADdIRT? Il proprietario si chiama Justin Broadrick.

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