"Jeff Winston stava parlando al telefono con sua moglie quando morì". Sono le parole iniziali di "Un'altra occasione per vivere" di Ken Grimwood.

In "Survivor" di Chuck Palahniuk la prima pagina ha stampato in calce il numero 289. Man man che si procede con la lettura la numerazione decresce, concludendosi conseguentemente con 1 all'ultima pagina del libro.

Se volete iniziare dalla fine, provate con gli Slaughter And The Dogs. Avrete sempre tempo di scoprire il punk '77 tramite i soliti Sex Pistols, Ramones e Clash. Perchè per conoscere a fondo una cosa bisogna sporcarsi le mani, esattamente come facevano gli Slaughter And The Dogs.

La band di Mick Rossi (chitarra) e Wayne Barrett (voce), aveva la stessa concezione della musica dei Damned ("We Don't Care") solo un pò più veloce. Già dal nome (tributo a dischi di Bowie e Ronson) non rinnegano il passato, finendo per sembrare una versione glam dei Dead Boys, o se preferite dei Rolling Stones secolarizzati ("Keep On Trying").

Questo loro debutto (anno di grazia 1978) va a benzina e già alla terza traccia ("Boston Babies") ci troviamo di fronte ad un classico.

In "Since You Went Away" rubano l'intro di "Black Diamond" dei Kiss, mentre "I'm Mad" è la canzone che gli Eagles Of Death Metal vorrebbero scrivere.

Tre cover su un solo album sono troppe per chiunque, ma sono convinto che sentendo la sua "Who Are The Mystery Girls" Johnny Thunder gradirebbe, se solo non fosse in RIPoso. In "Dame To Blame" la band inglese gioca in casa dei Radio Birdman, in "Where Have All The Boots Boys Gone" fa visita ai Germs, ma nonostante la difficoltà degli impegni non ne esce sconfitta. 

Questo cd è fantastico e bisogna ancora una volta ringraziare i tipi del "Captain Oi" per aver comprato i diritti dalla non interessata Decca e averlo rimesso sul mercato, nonostante abbiano rovinato la loro media di 16,3 bonus tracks a disco, aggiungendo solo due ottime b-side ("Johnny T." e "Come On Back").

 VOTO 8 e 1/2 

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