Nato ideologicamente sotto il segno della cacofonia musicale, il black metal è stato forse il genere estremo che maggiormente ha subito rinnovamenti ed evoluzioni: sembrano infatti ancor più lontani di quelli che effettivamente sono gli anni in cui Bathory e Venom tiravano fuori dischi statici, veloci ma allo stesso tempo pachidermici, nei quali erano tangibili odio e misantropia, ma anche gli anni in cui Immortal ed Emperor decisero di dare, anche se sotto due ottiche differenti, un taglio più melodico alla scena intera. Nacquero da qui un elevato numero di gruppi, tra i quali citerei anche Dimmu Borgir ed i primi Cradle Of Filth, che persero con il tempo lo spirito black, dando invece più importanza all'aspetto "barocco" delle composizioni ed infarcendo la musica di inutili orpelli, capaci solo di smorzare il tiro ed appesantire le composizioni.

D'altra parte è ancora possibile trovare qualche band che pur risultando melodica, si riallaccia più da vicino al percorso già calpestato Abbath ed Ihsahn con le loro rispettive compagnie musicanti, ed in questa schiera rientrano di sicuro gli Slechtvalk, olandesi e dediti ad un black metal violento e dalle ritmiche velocissime, nel quale trova il giusto spazio anche la melodia.

Nati la scorsa decade, gli Slechtvalk vedono tra le proprie fila allo scream ed alle chitarre Shamgar, alle chitarre Seraph, ancora alle chitarre ed alle clean vocals Ohtar, alla batteria ed allo shofar (strumento a fiato) Grimbold, e come elemento visivo, nei live, la ballerina Meallà completa il quadro.
Forti di già due lp alle spalle, i nostri tornano sul mercato nel 2005 con l'album "At The Dawn Of War" che sancisce la loro definitiva consacrazione, presentandoci un lavoro estremamente maturo dal punto di vista compositivo ed esecutivo, con un song writing di spessore, fresco ed originale, al quale di accostano delle qualità esecutive che, pur non facendo gridare al miracolo, lasciano comunque più che soddisfatti, specie per quanto concerne battieria e chitarre.

Composto da dieci pezzi più una bonus-track, "At The Down Of War" si presenta da subito un disco abbastanza vario e dinamico, strutturato in maniera articolata ma al contempo compatta, in modo tale da non far perdere a ll'ascoltatore l'attenzione nei confronti della proposta della band: le anime che ne escono fuori, dopo un'attenta analisi, sono principalmente due, una più vicina all'aspetto folkeggiante, come si può notare in "Under A Moonlit Sky", pezzo veloce nella quale la matrice black è si ben presente, ma nella quale si ritrovano nello stesso tempo, elementi più vicini alla musica folkloristica, grazie alle linee melodiche di chitarra e, soprattutto, grazie all'interpretazione di Ohtar capace di donare, con le sue clean vocals, un valore aggiunto ad un pezzo già di suo di grande impatto. Accanto a episodi del genere, spuntano poi canzoni più vicine a canoni tipicamente black melodico, come in "Call To Arms", devastante nel suo incedere violento. E' forse proprio in questa traccia che i nostri giovani olandesi arrivano al culmine dell'espressione della loro musica, proponendo assieme delle melodie oggettivamente belle, ma piene di disperazione. L'aspetto emotivo è quello che colpisce maggiormente, le scream vocals si fanno ancora più esasperate e vengono sorrette da linee di chitarre intrise di malinconia, formando un insieme grigio nel quale ogni spiraglio di luce, anche il più piccolo, viene inghiottito nella più totale oscurità.

In questo panorama, i nostri riescono a trovare spazio anche per qualche sferzata di thrash death come ad esempio in "Desertion", dotata della giusta carica e nella quale appaiono momenti più atmosferici e riflessivi derivati da un gothic metal caro più che altro alla tradizione dei cradle of filth del periodo di "Dusk... And Her Embrace", con l'inserzione di organi e cori di fondo a cavallo tra lo stile gregoriano e quello più tipicamente gotico.
Il resto del platter si attesta invece su stilemi più tipicamente black melodico, ricco di riferimenti ai gruppi storici del genere, pur mantenendo una forte e definita personalità, che fa di questo gruppo, a mio avviso, uno dei migliori dell'ultimo decennio.

Sappiate che il disco è basato su un concept che ho però deciso di non svelarvi e che vi invito a scoprire solo dopo un attento ascolto di questo prodotto, ne rimarrete, come dire... sbalorditi. Per ora sono promossi a pieni voti, il lavoro svolto è eccellente, capace di ripescare a piene mani dalla tradizione, con un occhio sempre attento a non far risultare la musica datata o scontata, ed in periodi di magra come questi, ciò non può che renderci particolarmente felici.

Saluti.

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