Gli Slowdive sono stati una delle migliori band degli anni '90, tanto bravi quanto ignorati. Questa è la conclusione a cui si arriva dopo aver ascoltato "Catch The Breeze", la doppia antologia che ripropone i momenti più alti della loro breve ma folgorante carriera. "Rock impressionista" è stato definito da alcuni critici.
La loro musica era un rock psichedelico al rallentatore, fatto di melodie eteree ed impalpabili che si fanno strada tra distorsioni oniriche e riverberi oceanici. Dream pop e shoegaze. Cocteau Twins e My Bloody Valentine. Questi sono i termini di paragone. Ma non pensate ad un gruppo-fotocopia di queste band. Tutt'altro. Gli Slowdive sono stati invece fra i gruppi più originali della loro scena musicale; non si sono mai crogiuolati nel loro talento, ma hanno in realtà cercato sempre di spingersi oltre, di trovare altre vie, altri suoni.
 I 25 brani riproposti in questa raccolta sono tutti dei piccoli gioielli degni di nota: melodie da infarto con gli occhi fissi sul pedale del distorsore, in "Morningrise", "Catch The Breeze", "40 Days", "When The Sun Hits"; brani ieratici e cupi che lambiscono il dark come "Avalyn I", "So Tired", "Melon Yellow"; il vortice siderale di "Souvlaki Space Station"; l'ambient-rock di "Albatross" e "Golden Hair", cover di un brano di Syd Barret. Non viene neppure trascurata la fase finale della carriera della band: brani rarefatti ed atmosferici come "Blue Skied An'Clear", "Crazy For You" e "J's Heaven" ritrovano qui il loro splendore fuori dal tempo.
Giustizia è fatta per una delle migliori band inglesi degli ultimi 20 anni, gli Slowdive.

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