Ora vieni - ti invita la sedia ritratta in copertina - vieni a sederti, isolati da tutto e da tutti, apri la mente, ascolta. Disegno azzeccatissimo. Perché un ascolto del genere esige concentrazione, coinvolgimento, sensibilità. Perché pochi artisti trasmettono in modo così genuino disagio, malinconia, oppressione, solitudine. Come a dire, ma io che cazzo ci sto a fare qua? E perché? Forse perché è l'unica vita che hai, perciò te la tieni stretta. Sarà che tutti ogni tanto siamo tristi, o spersi, e lo saremo in futuro, ma canzoni così ti spiazzano, ti disarmano, scendono giù giù, fino a infonderti realmente sensazioni. Suoni che scavano, melodie profonde, e una voce straniata, quasi cantasse controvoglia; lo-fi e orchestrazione.
Claustrofobia allo stato puro in "Strawberry Rash", che richiama alla mente "Heroin", ma ne esaspera la cadenza, l'andatura, fino ad immergerla in un pozzo di noia. E c'è talento. C'è talento in "I Am Star Wars!", un vecchio rock impreziosito dal lo-fi. E i brani scorrono, lasciandoti dentro sensazioni. Tendi l'orecchio al country-western di "37 Push Ups", o alla ballata psichedelica di "What Kind Of Angel". Ma c'è posto anche per l'armonia. E c'è posto per un'altra ballata. E c'è posto per un brano minimalista. E c'è posto per una chitarra spagnoleggiante. Ci entra tutto.
Bill Callahan, ossia Smog, coi suoni sa suggerire abilmente l'idea di una vita che piano piano scivola via, ma che non ha mai voluto essere vita davvero. Apatia e indifferenza. Noia. E si mostra un artista sincero. Tutto talento, tutta esperienza di vita. Adesso io smetto, mi alzo dalla sedia, perché c'è pur sempre un limite; ma voi, se vi capita, sedetevi e ascoltate. Magari quando siete tristi. Magari no. Magari vi piacerà e basta.
"...I wanted to ride that wild horse
into the sun
But I no longer think that
I'm your chosen one
On no, I no longer think that
I'm your chosen one..."
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