Eccola che arriva la nostra piccola bimba triste.
Eccola coi suoi capelli arruffati.
Col suo viso livido. I suoi occhi di pece.
Ecco che giunge il piano. Austero, elegante. Sempre presente.
E musiche da carillon poi. Con cervella e cuori infranti al posto della ballerina.
La vocina, tenera da bambina. Che si fa donna. E urla. E si libera.
Spirali vorticose di suoni sintetizzati. Chimicati. Acerbi.
Le dita scorrono sulla tastiera. Picchiano. Vanno giù.
Dieci centimentri almeno. In aria, e poi giù.
Melodie insistenti e petulanti. Che te ne innamori.
Che passa dalla casa delle bambole. Che passa dal cimitero. Dai campi fioriti.
E son sempre tenebre. La luce è bianca, malata.
C'erano tanti demoni a disturbarla.
Ora sono sconfitti.
Un ultimo giro di elettronica.
E Anjia è di nuovo libera. Vaga tra macerie. Ricostruisce case e casette.
Camerette.
E che bella confezione, dannazione.
Un cofanetto di cartone. Con la foto di lei. Che sembra disegnata. Cartone ruvido.
Una custodia di plastica dentro. Trasparente, speculare.
Il disco è giallo arancio. La label.
Sotto è tutto nero. Avete mai visto un disco nero.
I colori si fondono.
Il caos e la quiete.
Urlate forte, vomitate fuori i gas, i veleni, le tossine.
Fate andare gli archi. Le tastiere ancora.
Volano aironi neri e bianche colombe. Rigate di sangue.
Strappate via la pelle. Siete nudi ora. Del tutto. Senza un capello fuori posto.
Lei era qui con noi ieri.
Dopo Ferrara, chè faceva Nico. A life along the border line.
Poi Milano. Data cancellata: che Dio vi fulmini.
Quando tornerai piccola Anja? Quando?
Che abbiamo già le pesche mature.
Il vino Buono.
La carne tenera. Le lame affilate.
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Altre recensioni
Di Targetski
Il disco suona fuori dal tempo e modernissimo assieme, odora di conservatorio e di synth metallico.
La voce crucciata vomita paure che riemergono dall'infanzia.
Di Slowdiver
Una musica forte, sottilmente violenta e fredda, senza dubbio oscura e malinconica.
Poesia nera.
Di Jesper
Piano e laptop dialogano fin da subito con una voce intensa, avvicinabile al pathos di Nico, ma con un retrogusto più docile.
È lei sì, è lei la degna erede della sacerdotessa, aggiunge e attualizza le intuizioni di Nico, dando però qualcosa in più derivato dal suo habitat.