SOAP & SKIN
Lovetune for vacuum
(PIAS) Heavy vinyl LP & CD


Ha un’inconsueta aria di fanciulla-signora Anja Plaschg, questa giovane e pallidissima musicista viennese di cui si fa un gran (ben) parlare. Un po’ Antony & The Johnson, un po’ Yann Tiersen, la musica "pop" fatta da chi ha studiato su spartiti classici insomma. Suona il pianoforte con irruenza o con dolcezza, canta a volte sottovoce e a volte urlando, gioca coi contrasti e inserisce suoni elettronici lievemente graffianti per costruire un effetto di moderno-antico.

Senza dare alcun contributo di originalità, Lovetune for vacuum è un disco bellissimo, interamente, nessun brano può essere accusato di servire da riempitivo.

Una musica forte, sottilmente violenta e fredda, senza dubbio oscura e malinconica che in passato si sarebbe potuta definire “dark” ma di questi tempi verremmo travisati, qui di volgare e feticcio non c’è proprio niente.

Il brano con cui Anja si supera non è presente sull’album però. E’ stato nascosto come B-side del 45 giri Spiracle ed è stato chiamato Interview (feat. Heartmill). In effetti c’è più parlato che cantato qui: insieme all’amica Lisa Yvo Heartmill esprime disgusto e rabbia pronunciando parolacce e sputando, sotto compare una voce malefica storpiata artificialmente e una musica sottile, fragile e struggente, il tutto crea un contrasto drammatico ed inquietante.

Poesia nera.

Fausto @ martinrecs.com

Elenco tracce samples e video

01   Sleep (02:46)

02   Cry Wolf (03:50)

03   Thanatos (02:36)

04   Extinguish Me (02:40)

05   Turbine Womb (03:48)

06   Cynthia (02:59)

07   Fall Foliage (02:46)

08   Spiracle (02:52)

09   Mr. Gaunt Pt 1000 (02:29)

10   Marche funèbre (03:01)

11   The Sun (03:16)

12   DDMMYYYY (03:40)

13   Brother of Sleep (05:29)

14   Untitled (feat. Lily Cogwheel) (02:30)

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Altre recensioni

Di  Targetski

 Il disco suona fuori dal tempo e modernissimo assieme, odora di conservatorio e di synth metallico.

 La voce crucciata vomita paure che riemergono dall'infanzia.


Di  bacotabacco

 Urlate forte, vomitate fuori i gas, i veleni, le tossine.

 La vocina, tenera da bambina. Che si fa donna. E urla. E si libera.


Di  Jesper

 Piano e laptop dialogano fin da subito con una voce intensa, avvicinabile al pathos di Nico, ma con un retrogusto più docile.

 È lei sì, è lei la degna erede della sacerdotessa, aggiunge e attualizza le intuizioni di Nico, dando però qualcosa in più derivato dal suo habitat.