La creatura di Mike Ness,si affaccia sul panorama punk americano nei primissimi anni '80 come una delle band più promettenti della scena. Il cammino dei californiani si interrompe bruscamente nel 1985 a causa dei seri problemi di droga che porteranno lo stesso Ness addirittura ad un ricovero e a una lunga riabilitazione.

Premettendo che i Social Distortion in quasi trentanni di carriera hanno sempre prodotto ottima musica, direi che tra tutti gli album "Somewhere between heaven and hell" del 1992 sia il più famoso , quello che meglio li rappresenta, e semplicemente quello che amo maggiormente. Dopo un ottimo debut, "Mommys little monster", che getterà le basi per quel punk californiano scanzonato e melodico che sarà particolarmente in voga negli anni Novanta, la band seguirà la sua strada in maniera molto più personale. La proposta artistica non è semplicemente collocabile sotto l'ala del punk, ma si lascia chiaramente influenzare dalle sonorità tipicamente americane folk country e rock'n roll, di cui l'atteggiamente rockabilly sarà predominante anche nell'immagine, nell'attitudine e nei testi.

"Somewhere" accentua particolarmente questa direzione stilistica, e brani come "Born to lose" e "Bad Luck" ci fanno immaginare i quattro californiani alle prese con harley, jack daniels, e gioco d'azzardo. Musicalmente parlando si tratta di puro punk'n roll dalle forti tinte southern, ed è facilmente immaginabile che Bruce Springsteen e Johnny Cash siano per loro due enormi punti di riferimento. Una delle cose che ho sempre ammirato dei Social Distortion sta sicuramente nell'essere rimasti immutati nonostante l'alternarsi delle mode all'interno del rock stesso, e nell'essere rimasti coerenti con l'immagine che si sono costruiti in una così longeva e non sempre fortunata carriera.

Tra i migliori episodi dell'album,oltre le già citate "Born to lose" e "Bad Luck", meritano di essere menzionate "Making Believe", la rokkeggiante "Bye Bye Baby", e "Sometimes i Do" con il suo refrain accattivante. Nonostante il punk americano torni di nuovo in testa alle classifiche con Green Day, Offspring, Nofx e Rancid i Social Distortion disertano questo calderone non snaturando il proprio sound che, anche se piuttosto orecchiabile, riescono a mantenere più maturo e personale dei giocosi e più commerciali colleghi

Purtroppo i gravi problemi di droga continueranno ad essere un ostacolo anche negli anni seguenti, e la morte improvvisa dello storico chitarrista Dannis Danell interromperà nuovamente il cammmino della band. Ciò creerà grande incostanza nella produzione a venire (solo due album per tutti i '90), e bisognerà aspettare quasi dieci anni per vederli tornare nella scena. Un punk adulto, ragionato, meno cazzeggione di tanti altri, maggiormente roccioso grazie anche alla timbrica vocale sofferente di Mike che lo rende molto più interessante e piacevole da ascoltare.

Una band da riscoprire e da amare.

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