A distanza di due anni dal controverso "Unia", tornano sul mercato i Sonata Arctica con questo nuovo "The Days of Grays"; un album molto atteso, soprattutto in considerazione del cambiamento di stile avvenuto col precedente lavoro.
Il singolo "Flag in the Ground" aveva riconsegnato il gruppo in quello che sembrava l'antico splendore: tipica cavalcata power, con doppia cassa e ritornello melodico che si stampa subito nella testa dell'ascoltatore: un ritorno alle origini, quindi? Non proprio: parafrasando quanto detto da Henrik Klingenberg, il tastierista, quest'ultima fatica non è nè un ritorno alle origini, nè un lavoro complesso come il precedente.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: "TDOG" infatti rappresenta un po' la somma di tutto quello che i Sonata Arctica sono stati dall'inizio della loro carriera ad oggi: ci sono canzoni più immediate ed orecchiabili, tracce più complesse ed intricate e... sì, anche un'unico vero accenno di power vecchio stampo, con la già citata "Flag...".
Le tracce presenti si possono quindi suddividere in queste due grandi categorie: gli amanti del periodo "Ecliptica-Silence" e del ritornello facile troveranno di che gioire per "The Last Amazing Grays", tra le migliori dell'album, sostenuta anche da un bridge ben accompagnato da un potente sottofondo orchestrale (una caratteristica che tornerà in molti altri episodi); per "No Dream Can Heal a Broken Heart", che si evidenzia anche per un intervento femminile alla voce ad opera di Johanna Kurkela ed infine per "The Truth Is Out There", con due ritornelli separati, ma entrambi convincenti, sostenuti come sono da ottimi intrecci vocali.
Dall'altra parte, chi ha apprezzato le sonorità complesse e le elaborate strutture di "Unia" sarà felice nel sapere che queste caratteristiche non sono sparite e le potrà ritrovare in canzoni come "Juliet", con la sua struttura circolare: ad un iniziale chorus melodico come da tradizione, associa una parte lenta e quasi sussurrata ad un crescendo di aggressività, che sfocia poi nella ripresa finale del ritornello. Insieme ad essa ecco "The Dead Skin", dal break centrale che si spinge fin quasi al limite del thrash (paragone un po' azzardato, ma rende bene l'idea) e la pretenziosa "Deathaura", sicuramente il brano più complesso ed ostico dell'intero lavoro; 8 minuti in cui si trova di tutto: da parti lente ad altre più aggressive, cambi di tempo, intrecci vocali ancora una volta con la collaborazione della voce femminile, il tutto sostenuto una volta in più da potenti orchestrazioni.
Tutto perfetto, quindi? Non esattamente, perchè qualche difetto c'è e si nota: da una parte, le ballad che tanto avevano fatto la fortuna della band nel primo periodo sono qui purtroppo molto deludenti; "Breathing" e "As if the World Wasn't Ending" non raggiungono minimamente i livelli di brani come "Replica" o "Last Drop Falls", rivelandosi poco ispirate e, dopo vari ascolti, noiose. Dall'altra parte, gli assoli di chitarra: veramente poco spazio è lasciato al nuovo axeman Elias Viljanen, che per lo più si ritrova a dover fare da accompagnamento, con poche occasioni per lanciarsi in assoli o duelli chitarra-tastiera che tanto caratterizzavano i primi lavori del combo finlandese.
Insomma, si tratta comunque di un album che potrà accontentare entrambe le fazioni di fan dei Sonata Arctica; la complessità del precedente "Unia" non è svanita, ma è stata plasmata con l'attitudine melodica tipica del gruppo: le canzoni più articolate questa volta funzionano, gli intrecci e i cambi sono meglio amalgamati, meno forzati e più melodici. Tutto questo però solleva paradossalmente ancora più dubbi: si tratta veramente della strada che vuole intraprendere il gruppo, cioè un misto ben riuscito di tutte le sue caratteristiche? O si tratta forse di un mezzo passo indietro, dovuto agli scarsi risultati di critica e di vendita di "Unia", per accontentare la massa di fan delusi? La stessa "Flag..." pare esser stata inserita proprio per questo scopo, trattandosi della rielaborazione di un brano risalente ai primi demo di circa 15 anni fa. Dubbi che solo la prossima uscita potrà forse risolvere...
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