Quest'anno sto rimettendo in ordine i cassetti. Tante le cose che sto gettando via. Inutile tenerle, hanno fatto il loro tempo, si sono ossidate, deteriorate, trasformate in polvere. Bisogna avere il coraggio di fare pulizia, ogni tanto, eliminare il superfluo, ridimensionare lo spazio vitale, riesumare ciò che è davvero necessario. Fase dolorosa per me, io che tendenzialmente costruisco pericolanti babilonie di ricordi, scarti, scampoli e resti di vita con la speranza di riutilizzarli in un futuro. Ma quest'anno sento questo impellente bisogno di ridurre all'essenziale il bagaglio che mi porterò appresso negli anni a venire. Ho voglia di viaggiare leggera. Finalmente leggera. E, fanculo, dietro di me, il diluvio!
C’è un disco appena uscito che ben riflette questo mio momento: Sonic Nurse dei Sonic Youth. Mi sta accompagnando da settimane in sottofondo durante i miei attimi di smaltimento, sia mentale, sia materiale. Mi dona l'energia giusta: dinamica, scioltezza, irritazione, reazione, consolazione, indipendenza.
È più o meno il diciannovesimo lavoro della Gioventù Sonica, senza calcolare le collaborazioni collaterali ed amenità simili. I Sonic Youth: li ho sempre stimati, anche nei loro momenti più bassi e noiosi. Ancora oggi non saprei quale tra i loro dischi porterei sull'isola deserta. Daydream Nation oppure Dirty? O forse porterei Goo, o ancora Evol, e perché non Confusion Is Sex… Che indecisa. Li amo, quanto adoro i Fugazi ed i Pixies. La mia Santa Trinità dei Novanta.
C'è chi dice che non sanno suonare, che tecnicamente con le chitarre sono dei cani, che sono ripetitivi nel loro noise ormai datato, inflazionato, ammuffito. Lo dicono pure qui su debaser. Ma in questo caso particolare non me ne frega proprio un cazzo dei bla bla bla di musico-matematici esperti ed onanisti. Io li amo perché sanno suonare le mie "corde", facendomi vibrare e soffrire sulla loro stessa lunghezza d'onda. Scusate se è poco.
Sonic Nurse conclude la triologia sulla “way of life” di New York iniziata con NYC Ghost & Flowers e con Murray Street. Come NYC Ghost, questo nuovo album è stato concepito da Thurston come lavoro solista ed acustico, ma in sala prove gli altri del gruppo se ne sono impossessati voraci, rivoltando il progetto, con il conseguente risultato che ora sento vibrare nell'organo piazzato tra le mie orecchie. In questo nuovo lavoro c'è il ritorno al microfono di Kim Gordon, seducente ed obliqua come non mai, ivi presente in quattro brani: la contrastante e sbieca "Pattern Recognition", l'avvolgente, ipnotica "I Love You Golden Blue", la dolcissima "Dude Ranch Nurse" che tra le spoglie sensuali è una sottilissima critica sul governo americano: i Dude Ranch sono dei luoghi di villeggiatura dove i ricchi americani vanno a farsi i weekend travestiti da “cowboy”. I SY nel loro Dude Ranch ci ficcherebbero tutto il Texas, compresa la famiglia Bush ed i loro compari della Casa Bianca, in compagnia di procaci e crudeli infermierine fornite di siringhe drogate per sopirne i “bollori ormonali”…
Sempre tra le righe, critiche contro il governo Usa anche in "Peace Attack", dove i Nostri puntualizzano sul deterioramento del termine “peace”, divenuto la parola d’ordine masticata come un chewing gum dai potenti del mondo durante gli attacchi in Medio Oriente.
Nel resto del disco, che evito di descrivere per non ammorbarvi troppo, Thurston Moore è in forma smagliante nella sua irriducibile e spontanea vocalità, in equilibrio fra inquietudine adulta ed adolescente impertinenza. Ranaldo e Shelley, non da meno, sono in uno stato di grazia trasversale, acidulo ma maturo, e in fase di rifinitura al mixer c'è il magistrale Jim O'Rourke, ormai a tutti gli effetti membro ufficiale della band.
Questa è una famiglia che esiste da ventitré anni, che è riuscita, nonostante l'implacabilità del tempo, a restare indissolubile ed a produrre dischi senza tregua, ed indipendentemente, senza screzi e senza pause. Rarissimo che una band resista così a lungo, e che resti allo stesso tempo così determinante per la musica alternativa. È dal 1981 che i Sonic Youth manipolano new&no wave, attitudine punk, arte contemporanea, influenze free-jazz, passione per il roots americano, ed incrollabile amore per ciò che fa rumore, tutto questo con grande personalità e classe.
Che dire d'altro? Che io sono una masochista, e che godendo sto qui, ad ascoltare ancora, e ancora, e ancora i crudeli feeedback, le affilate melodie, i ritmi biascicati nel buio, gli stop&go spaccacuori di questi deliziosi torturatori. Li amo, ma credo di avervelo già detto.
Gente che sta invecchiando maledettamente bene. E questo è un disco incantevole, speciale e brillante. Un disco che, in questo mio momento di spurgo globale, mi rassicura.
Youth against time!
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