Caro il mio CANIDI,

è passato del tempo dal nostro precedente incontro scrittorio; mesi invernali bui e difficili almeno per me. Poi d’improvviso, i primi giorni di Aprile, vengo a sapere che una delle band che ho apprezzato di più negli ultimi vent’anni pubblicherà un nuovo disco; mi riferisco ai Sophia di Robin Proper-Sheppard. Band nata dalle drammatiche ceneri dei God Machine; brividi solo al ricordare l’imponenza e la grandezza della brevissima carriera della “Macchina di Dio”.

Ma oggi ti voglio parlare solo e soltanto dei Sophia, che ritornano dopo un silenzio infinito che si è protratto per sette anni. ”There Are No Goodbyes” s'intitolava il loro precedente lavoro uscito nel 2009. Soltanto adesso il titolo dell’opera tradotta in italiano ha un senso: “Non ci sono saluti”. Come se Robin già sapesse del successivo lungo silenzio, del forzato distacco dal mondo musicale; ma ora è tornato e ne sono oltremodo contento.

Ha viaggiato molto in questi anni, diviso tra l’Europa (ormai sua seconda patria visto che ha anche preso la cittadinanza belga) e gli Stati Uniti dove è ritornato dopo una lunga assenza. Con estrema calma si è messo al lavoro, scrivendo qualche decina di brani; ho sempre fatto una fatica senza precedenti nel dare la giusta etichetta musicale a quanto scritto da Robin. Ho letto una sua intervista recente ed è stato lui stesso a chiarirmi le cose: definisce la musica dei suoi Sophia come una versione “countryficata” dei Cure. Va benissimo così.

L’analisi di “As We Make Our Way (Unknown Harbours)”, dopo tutto quello che ho già scritto, deve partire dalla sua copertina; da quell’ancora illuminata e lucente, in netto contrasto con il resto della copertina immersa in un profondo nero. Richiama il mare e la sua vastità minacciosa; ma Robin è finalmente tornato, concludendo il suo peregrinare. Ha gettato una luminosa ancora, anche se per il momento i luoghi di approdo sono sconosciuti e insicuri.

Mi conosci e sai molto bene che sono morbosamente legato alla fruizione della musica che amo solo attraverso l’acquisto del disco in originale; purtroppo il mio “pusher” non è riuscito per il momento a recuperarlo; ed allora mi sono preso la libertà di ascoltare soltanto tre brani dell’album: i primi due e l’ultimo, una canzone già uscita come singolo un paio di anni fa.

E’ la brevissima strumentale “Unknown Harbours” a regalarmi da subito emozioni indescrivibili; un suono ripetuto e di poche note di tastiera. Di una semplicità, di una delicatezza come soltanto Robin ha saputo fare nella sua lunga carriera; due minuti che già mi bastano.
Ma è la profondità marina di “Resisting” a mettermi con le spalle al muro; ed allora mi arrendo al primo ascolto, con la voce di Robin così particolare, così unica. E la nettissima sensazione che stia cantando soltanto per te appare in lontananza, come sempre è accaduto con i Sophia. Leggerezza e tristezza: sentimenti che mai potranno essere messi in disparte, ascoltando brani così emozionali. Mamma mia Robin, mamma mia CANIDI!!

Ho quasi concluso; ti voglio salutare con una frase di Robin, letta sempre in rete in queste ultime settimane: “Ho 46 anni, non ho una casa, non ho un'auto, non ho un cane. Non appartengo a nessuno, non appartengo a nessun posto. Ho solo la mia musica".

Non mi serve altro...”It’s easy to be lonely”.

Con stima, DE

Caro DE,

mi dispiace leggere che nella tua amata Ossola i pusher valgano ben poco. Ogni luogo ha i suoi pregi e suoi difetti. Abbandona le droghe e vai a farti due passi sulle tue amate montagne. Scegli una giornata di bel tempo, serena e luminosa. Cammina, cammina e punta in alto, a qualche laghetto alpino, siediti e mira il paesaggio intorno a te. Vedi, caro DE, a Brescia abbiamo la fortuna (fortuna?) di avere i pusher attenti e precisi coi clienti ma ci mancano le amenità alpine che circondano il tuo paese.

Ho la fortuna (fortuna!) però di rifurgiarmi nell'ascolto dell'ultimo dei Sophia che mi trasportano come d'incanto in luoghi puri e difficilmente accessibili. Suonano limpidi e cristallini come le acque trasparenti del laghetto che avrai davanti, solo qualche fugace nuvola malinconica nel cielo blu riesce a coprire la loro pulizia. I Sophia gonfiano il cuore, fanno sentire bene, regalano attimi di ottimismo insperato e attimi di romantica solitudine.

Tutto è perfetto nel loro suono: il piano tranquillo, la voce di Robyn più morbida rispetto alle vecchie uscite, le note di chitarra ben distinte, la batteria sempre ben calibrata e mai eccessiva. "As We Make Our Way (Unknown Harbours)" mi è entrato in circolo e non mi ha abbandonato per 36 ore. Mi son detto basta, non potevo rischiare di sputtanarmelo. Ma pezzi come "Resisting" o la corale "St. Tropez / The Hustle" ti faranno impazzire dal piacere. "You Say It's Alright" (mamma-mia quanto è bello 'sto pezzo) è un immersione a pieni polmoni nel sinth-rock anni '80 di splendida fattura. Se non stai attento rischi di prendere il volo! E "California"? Un perfetto pop chitarroso estivo che potrebbe finire dritto dritto in qualche rotazione radiofonica. Non ti stupirai se vengo a dirti che "Blame" e "Baby, Hold On" sono le classiche canzoni alla Robin Proper-Sheppard, intimi gioielli acustici.

"It's Easy To Be Lonely" è il pezzo finale che rischia di ammazzare chiunque, è un crescendo emozionale di chitarra e archi che potrà facilmente strapparti una lacrima (anche due). Ma una lacrima a Robyn siamo pronti a regalargliela, o sbaglio? Mi saprai dire se sarai colpito da estasi o se sarai rapito da ammirazione. Caro DE, sai nel frattempo cosa potrei fare? Quasi quasi me lo riascolto ancora provando a immaginarmi le emozioni che ti assaliranno al primo ascolto. Saranno solo cose belle.

Un big abbraccio, CANIDI

Elenco tracce samples e video

01   St. Tropez / The Hustle (03:25)

02   Baby, Hold On (06:03)

03   Unknown Harbours (02:00)

04   You Say It's Alright (04:13)

05   California (03:25)

00:00
00:00

06   It's Easy To Be Lonely (05:00)

00:00
00:00

07   The Drifter (05:14)

00:00
00:00

08   Resisting (04:36)

00:00
00:00

09   Blame (03:53)

10   Don't Ask (05:49)


  • Buzzin' Fly
    20 mag 16
    Recensione: Opera:
    Ma state parlando di pusher di diversa natura, se non sbaglio.
  • Hank Monk
    20 mag 16
    Recensione: Opera:
    :)
  • lector
    20 mag 16
    Recensione: Opera:
    Mi dispiace (di sicuro sbaglio io eh?) però i Sophia non mi hanno mai preso: mi sono sempre sembrati una copia sbiadita dei God Machine. Però voi due siete proprio carini! E' bello poter fare outing così, in libertà, senza preoccuparsi del giudizio malevolo della gente...............
    Comunque, per fare il pusher bisogna pure essere un po' preparati, cazzo!
    • musicanidi
      21 mag 16
      Nooo...non mi paiono la copia sbiadita...sono due mondi differenti, due approcci musicali molto distanti (uno più duro e aggressivo, l'altro più tranquillo e riflessivo)
    • De...Marga...
      21 mag 16
      Mi tocca in qualche modo andarti contro musicanidi; per quanto mi riguarda non ci vedo tutta questa distanza tra i God Machine ed i Sophia. Indubbiamente "Scenes From The Second Storey" fa dell'imponenza esecutiva il suo cavallo di battaglia, anche se già in brani come "Seven" e "Purity" si nota quell'intimità, quella delicatezza soffusa che poi verrà sviluppata dai Sophia già dal primo disco, quel "Fixed Water" che riparte proprio dal suono delle traccie conclusive del secondo e purtroppo ultimo disco della Macchina di Dio. In conclusione ho sempre considerato God Machine, Sophia e Robin come un'entità unica.
    • musicanidi
      22 mag 16
      Certo che un filo conduttore lo si trova fra i God e i Sophia (e ci mancherebbe!) però, se non ci fosse in comune la voce di Robyn, un ascoltatore di primo pelo farebbe fatica a trovare delle similitudini...
    • De...Marga...
      22 mag 16
      Il mio è un giudizio indubbiamente di parte musicanidi; conoscendo a memoria prima i God Machine e subito dopo i Sophia, trovo tante similitudini nel suono. Prendi come esempio due brani del secondo disco dei God Machine, ovvero "The flower song" e "Boy by the roadside" con quell'incedere elettro-acustico in levare che ha del clamoroso da tanto coinvolgente e bello. Poi ascoltati i primi brani di Fixed Water, esordio dei Sophia: Robin riparte giusto da li, anche perchè è ancora vivissimo il ricordo della perdita dell'amico Jimmy. Questa è la mia opinione da sempre su queste due band e sul loro leader; senza nulla togliere al tuo ragionamento che non fa una piega. Abbiamo opinione e sensazioni diverse: questo è il bello della MUSICA.
  • tia
    20 mag 16
    Recensione: Opera:
    Amici ciao. Io aspetto il disco come De. Bello scritto.
  • De...Marga...
    21 mag 16
    Recensione: Opera:
    Robin ha una figlia di diciannove anni ed ama la nostra Italia; ha fatto un viaggio qualche hanno fa nelle Cinque Terre, rimanendo contagiato dalla bellezza e dalla natura. Alla domanda "Suonerai un giorno qualcosa dei God Machine" ha sempre risposto di no. "Non ha senso alcuno dopo la morte di Jimmy: qualunque brano suonassimo non sarebbero i God Machine". Riguardo la recensione la parte di CANIDI, soprattutto l'ultimo paragarafo, mi ha steso...Quella di DE anche. Doppio cinque.
  • gate
    21 mag 16
    Recensione: Opera:
    Che perla di pagina
    • gate
      21 mag 16
      HO visto solo ora quell'"it's easy to be lonely"... mooolto complesso per la specie umana invece, secondo me, e, considerati i tempi, aspetto da non sottovalutare...
  • aleradio
    21 mag 16
    Recensione: Opera:
    Più passa il tempo e più sono grato a Fabri che mi ha avvisato che erano a Torino. Sei cristo di anni fa ormai
  • DE..CANIDI
    21 mag 16
    Recensione: Opera:
    Modifica alla recensione: «Una ripetizione che proprio non mi piaceva...AZZ...Così sembra meglio.». Vedi la vecchia versione link rotto
  • hypnosphere boy
    18 lug 16
    Recensione: Opera:
    Ho acquistato il vinile arancione ltd edition... l'opera mi sembra chiudere un cerchio aperto con Fixed Water... (peraltro anche da me anni or sono recensita... ma era una recensione poco "a fuoco"). Quest'album è aperto, a tratti serenamente malinconico se non addirittura luminoso... la ritmica di "Resisting" ricorda le partiture oniriche e arcane dei migliori Echo and the Bunnymen (nella fattispecie "All My Colours"... ed è pura estasi sublime)... bellissime le ballads che fanno seguito al pezzo forte della facciata A, mentre "It's Easy To Be Lonely" è forse indescrivibile, o forse descrivibile così: a livello strumentale/vocale raccoglie gli echi pressochè infiniti dell'intera parabola evolutiva dei Sophia... stupendo il drumming meraviglioso il crescendo emotivo e il pathos. Laddove People Are Like Seasons mescolava maldestramente le carte stilistiche e poetiche, e Technology Won't Save Us pur nella grandezza di pezzi come "Where Are You Now" e la strepitosa "Pt1/Pt2" provava a ripristinare un'organicità di fondo (non riuscendoci), mentre There Are Not Goodbye aveva alti e bassi nel momento di massima aspettativa dei media nei confronti di Proper-Sheppard, quest'ultimo album riesce finalmente (secondo me) a ristabilire un equilibrio tra le varie componenti della musica dei Sophia. Recensione stupenda (5 stelle).
  • proggen_ait94
    19 ago 16
    Recensione: Opera:
    Bello. Purtroppo non è per nulla originale, non si sente nemmeno che è suo
  • Johnny b.
    26 apr 17
    Recensione: Opera:
    God machine e Sophia non hanno niente in comune tranne quello di avere lo stesso cantante. Robusti e sofisticati i primi umili e pacati i secondi. Disperati rassegnati al limite dell'autocommiserazione i God Machine altrettanto disperati ma non rassegnati con sprazzi di luce con una scrittura più adulta (non so se piu efficace)i Sophia. Tutte ste affinità sia musicale che di scrittura io la sento. Ma magari sbaglio.
  • CosmicJocker
    1 mar 20
    Recensione: Opera:
    Beh quel "Richiama il mare e la sua vastità minacciosa", per esempio, mi alletta assai..

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

Per vivere con pienezza la vera esperienza dello stare sul DeBaser è bello esserci registrati.
Quindi Accedi o Registrati

 

Altre recensioni

Di  hypnosphere boy

 Lo schema che alloggia a livello mentale è sintetizzabile nella formula tesi-antitesi-sintesi.

 La discontinuità ancora una volta limita il valore intrinseco del disco.