"Today is my daughter's birthday, she's four years old..."

Robin Proper-Sheppard, al termine di questo concerto, chiede al pubblico di intonare "Happy Birthday", e svela in tal modo una sorta di scorcio un po' un pò meno conosciuto conosciuto della sua vita: quello di un carattere piuttosto ironico, e affettuoso. Si stempera con il coro del pubblico posto in chiusura, la tensione, fortissima, che il live aveva generato lungo la successione dei brani, avvolto nel silenzio apparente di un pubblico (come sembra) raccolto in un ascolto di quello che non è un concerto rock "tradizionale": sembra piuttosto l'esibizione di un Cantautore accompagnato da un gruppo elettro-acustico, con chitarre, archi, piano e batteria.

L'incipit con "The Sea" dai colori scuri, malinconici ma a loro modo cangianti e le melodie di chitarra e archi in minore stabilisce immediatamente l'atmosfera poetica, dominata dall'altissima tensione lirica che avvolgerà l'intera performance. Si tratta di un inedito, uno dei gioielli nascosti più preziosi che i Sophia regalano al pubblico olandese (e non solo) per la prima volta:

"come to the sea my darling
come to the sea my love
follow me my angel
from the darkness of our world"

una canzone d'amore, splendida e struggente pur nella sua semplicità. Segue "Ship In The Sand", secondo inedito, in cui l'attenzione narrativa si sposta sul teatro esistenziale, metaforicamente una messa in scena più dolcemente rassegnata che drammatica delle secche dell'esistenza

"woke up this morning
thought I got to change my life
I'm like a ship in the sand
just waiting for the tide
".

Suite per chitarra acustica, pianoforte e archi, pervasa da una malinconia meno cupa e drammatica della prima composizione, altro capolavoro di poesia in musica, e musica in poesia.

I due brani successivi, "So Slow" e "If Only", tratti dai due album finora pubblicati "Fixed Water" e "The Infinite Circle", la prima ancora più struggente e sofferta dal vivo, più lenta e quasi senza la cadenza percussiva che la caratterizzava in origine, la seconda calda, avvolgente e tenera, entrambe con partiture armoniche più ampie e distese, rivelano quanto già si rilevò a suo tempo per il gruppo di origine di Proper-Sheppard: nella dimensione live raggiunge vertici inenarrabili di intensità e al tempo stesso virtuosismo. Ciò vale per le parti vocali, come per la perfezione assoluta degli arrangiamenti e delle esecuzioni strumentali.

Con "Bad Man", scandita da un assolo quasi inquietante di piano, la ritmica si irrobustisce, e compaiono le prime percussioni. La successiva "I Left You", dal titolo fin troppo esplicito a proposito del tema trattato, si dispiega su un tappeto musicale sontuoso, ora melodia in minore e ritmica felpata, ora con un'apertura di un'orizzonte infinito, triste eppure luminoso, tra speranza e rassegnazione, mette in scena tutti gli strumenti: sembra quasi un inno, un'invocazione, una sommessa riflessione... sembra il libro interiore della vita di ciascuno di noi, delicatamente sfogliato dal vento di una riva oceanica e semi-sommerso dalla sabbia, o letto dai nostri stessi occhi, che sono gli occhi del Poeta che lo ha letto, raccontato e, in definitiva, scritto.

"Jealus Guy", cover della canzone di John Lennon, più elettrica e serena, con la voce di Robin che sembra rilucere come un lampo di sole su una goccia di rugiada, con chitarra slide e piano, stempera la tensione che aveva raggiunto il suo acme nel brano precedente. Il gran finale è affidato a "The River Song": sabbatica, esplosiva e reiterata, ossessiva solo come lo furono le composizioni della band originaria di Proper-Sheppard.

"Il Poeta è chi racconta ciò che è dentro di te, non dentro di lui".

Credo si possa condividere in pieno questa frase illuminante di un altro Poeta. Come lo è l'autore di queste musiche e parole. Un album semplicemente stupendo.

 

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