"Well it’s easy to be lonely
And it’s easy to be sad
And it’s easy to let go
And it’s easy to be glad
Another chance to change is avoided
Decisions left unmade
We’re the sum of our choices
And mistakes that we make"

Avevo perso ormai la speranza di risentire Robin, il mio Robin.

Troppi sette anni di silenzio dall'album There are no Goodbyes; un lunghissimo periodo di difficoltà per l'ex leader dei God Machine. E non soltanto per lui.

Poi ecco la luce, il bagliore, il candore. Robin ritorna in punta di piedi come ha sempre fatto. Pochissima promozione per il nuovo singolo che anticipa il rientro discografico sulla lunga distanza dei Sophia, la sua seconda band. Se memoria non mi inganna, siamo nei primi mesi del 2016, è stato il ragazzo di Lecco, che come me conosce alla perfezione la parabola artistica del cantautore americano, a postare per la prima volta il brano su Debaser.

Dal primo ascolto, dalle primissime note è scattata ancora una volta quella vera e propria scintilla di amore assoluto; un amore vivo il mio mai messo da parte, ma sempre pronto a risorgere. Come è avvenuto nei primi anni novanta con i God Machine ed i due album (universali) pubblicati dal trio originario di San Diego e presto trasferitosi a Londra.

Quell'immagine che domina la copertina del singolo...quelle montagne sconosciute a me...non conosco quale luogo sia immortalato. Ma non importa perchè, come ho già ricordato più e più volte, adoro immergermi nella solitudine imponente delle mie montagne; è facilissimo sentirsi solo nel percorrere sentieri, valli. Nel silenzio perenne di questi luoghi, ascoltando soltanto il rumore dei propri passi...ed il proprio cuore.

Ed infine arriva la Musica; cinque minuti di una bellezza struggente.

Robin e la sua chitarra acustica; esili note tratteggiate, dipinte, fragili.

Semplicità e delicatezza si abbracciano.

Anche la voce entra in scena, con uguale innocenza. Parole sussurrate; poche frasi ripetute, scandite all'infinito; il brano sale d'intensità, cresce. Un piano, un battito di mani accompagnano ora Robin. Immagini in bianco e nero scorrono come le note della canzone; siamo vicini alla fine, siamo vicini alla meta.

Dilatazione spazio temporale...elevazione; degli archi si aggiungono nei secondi conclusivi...vicinissimi alla verginità della Macchina di Dio.

Ad Maiora.

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