- musica davvero incredibile e praticamente indescrivibile, a meno di ritenere plausibile l'incontro in un club di terz'ordine della New York più oppiacea tra Eric Dolphy ed i Karate, di quel bastardo di Mingus accompagnato da dei Morphine illuminati sulla via di Damasco di un jazz metamorfizzatosi funk e che perciò si sono portati con se’ pure Gil Scott-Heron. E non ci si arriva neanche vicino al descriverli...visto che dal vivo erano una forza della natura. – davvero, non si riesce quasi mai a contraddire sir soulman.

Grazie a qualche serale chiacchiera sono tornato nella consueta nube soul coughing ormai da un po’ di giorni; come si suol dire, deep slacker jazz, dove deep è il funk, slacker è l’umore ed il jazz è sugarfree*; B-Sides, Rarities and Live Cuts è una raccolta che ho visto nel web scorrendone il lungo rotolo negli anni, pesca dai melliflui lati b dei singoli e rarità spaiate tra colonne sonore e best of; purtroppo cotanta belless non esiste su supporto fisico, vivo o vegeto; e ripeto purtroppo, perché se di loro si parla anche con una semplice - e voluminosa - manciata di b-sides ne uscirebbe facilmente un disco-capolavoro; ma quando capita io ne parlo come miei beneamati, potrei ben sbordare con le opinioni e mi permetto di usare la copertina del best of con un sorriso.

La caratteristica fondamentale delle loro traiettorie sta forse negli inestirpabili grooves che solo questi quattro sgamblati musicanti hanno saputo idealizzare; ritagli di suoni talvolta del tutto estemporanei su una persistente base di intenso funk, dove spesso l’umore è noir e scivola nelle ombre come in 212; anche riff già sentiti stupiscono, generano vento da uno starnuto e riassemblano continuamente ritmo e melodia; lui parla parla parla ripete ripete smoke sense sense smoke smoke ed è sempre bello trovare incroci dei più disparati, come l'elettronica meccanizzata sui passi indolenziti di Lemon Lime, uno dei mejori pezzi qui da me, con tanto di liriche spiazzanti in cui le parole ballano e sostanzialmente non cantano, un metaforico rap che dirige l’orchestra dove il contrabbasso assomiglia ad un armadio a due ante; devo dirlo, ci piacciono anche da coverband ‘sti soul coffee; e poi Jaaaaniiiiinee I driiink you up, LOUDLOUDLOUD**

Che si tratti di una suadente slonza od una pittoresca sbronza, le movenze da cartone animato lasciano tanto aperta l’immaginazione, ma in maniera deformata e con quel senso del grottesco simile ai primus, sempre su geometrie differenti rispetto agli altri primissimi; ciò che ha forma è puntualmente sproporzionato, arte post-moderna in una galleria della natìa città che non dorme; gli arrangiamenti sono sgraziati, il suono dentro gli articolati brani è minimale e nelll'essenzialità degli ornamenti sono i samples a riempire ogni vuoto; per come la vedo/sento, no Mark no coughing, vedasi l’attuale sir Doughty.

Seppur si tratti di musica eterogenea, brani presi spaiati negli anni anche se tenuti insieme non possono mantenere una linearità di suono e di impostazione, ma qui rimangono accomunati dalle strutture interessanti di tutta la loro carriera; uno stile scarno, la cui formula è scritta su una sottilissima carta carbone rende difficile prendere spunto senza ricalcarli troppo; siamo dove per me la musica ha saputo essere davvero incredibile, nessuno come loro.

- tracce

(*) sugarfreejazz
(**) estratto da Live From The 9:30 Club In Washington, D.C. On October 25, 1998, il live si trova per intero su Rolling, l’ultimo singolo; super consigliato, ma che lo dico a far..

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