Ogni cosa ha il suo posto, ma sopratutto ogni cosa ha il suo tempo.
Si pensa di recuperare un buco della memoria di 25 anni, o meglio un'esperienza non vissuta (quella del loro concerto allo Studio 2 a Torino a fine anni 80), credi fermamente che Beyond the wheel sia uno dei pezzi piu' irraggiungibili di quell'epoca e alla fine di questa serata rimane li, in uno stato di quiescenza. Ed e' forse giusto che sia cosi.
All'ingresso del percorso che porta all'asfaltone di questa quanto mai triste location svettano magliette tra le quali quelle di Cornell a dorso nudo, anfibi, capelli lunghissimi, piegato che capeggiava sulla front cover di Ultramega OK. Ti esce invece vestito da fighetta di legno in bianco come il duca. E gia' un primo elemento iconoclastico se ne va... Suonano, si suonano e pure bene. Ma non c'e' nulla di sporco, di quel bellissimo suono che strideva con quella sensazione unica di disordine, anche se gli incroci chitarristici funzionano cosi come il basso pulsante di Sheperd e il drumming di Matt Cameron. Suoni puliti, troppo puliti. Kim Thayil ha il suo stile preciso con tanto di cappellino di lana alla Jon Mascis Tranne Hunted Down non un pezzo dai primi due dischi. Non uno! E francamente è deludente per chi li aspettava da 25 anni. O forse sono semplicemente esagerate le mie attese o non ho digerito il panino alla porchetta... non so. Più va avanti, più questa reunion mi sa di marchetta... che gli Audioslave non funzionassero più e allora Cornell e Morello si siano messi a raccogliere ognuno per se' cio' che avevano fatto di buono nel passato prima di avere l'estrema unzione? Sono conscio della durezza di queste righe, ma assicuro, e non per difendermi, non è minimamente animata da spocchia o gusto gratuito di criticare.
Presentano il singolo scritto per The Avangers (Live to rise). Della serie: non potevamo proprio farne a meno. Il concerto alla fine risulta anche piacevole, ma mi aspettavo molto di più che non uno scorrere di pezzi che già a suo tempo, tranne Rusty Cage, Jesus Christ Pose e poco altro, trovai poco degni di nota. I Soundgarden sono rappresentati almeno per me da quei due dischi: "Screaming life" e "Ultramega ok". Punto. Il resto poteva anche non esserci a parere di chi scrive. Sarebbero comunque sull'olimpo della scena Grunge come lo erano stati I Nirvana con Bleach ancor prima di qualunque loro altra uscita. Non ricordarli è come rinnegare la propria storia e questo lo trovo francamente intollerabile. Il rock non è semplice intrattenimento, deve muovere qualcosa di più. Può anche essere "amarcord" come celebrare un evento come fecero i Pixies per il ventennale di Doolittle
Ma li c'è un senso.
Me ne vado come molti altri prima del bis. Non solo il solo. La mia attenzione viene attirata dalla maglietta di un ragazzo con scritto: " It has to start somewhere It has to start sometime What a better place than here, What a better time than now..." tratto da Radio Guerilla dei RATM. Bella Profonda Vera Etica Zack de La Rocha, sopratutto, ci credeva
E ritorniamo al punto iniziale. La rivoluzione, qualunque essa sia (culturale, sociale, artistica) la puoi sentire nel momento in cui viene fatta. Li la puoi apprezzare nella sua forma e contenuto espressivo.
Non 25 anni dopo.
Carico i commenti... con calma