Psichedelia minimalista.

Il così definibile suono degli Spacemen 3 rimane oggi qualcosa di unico: sono stati in grado di lasciare un solco di innegabile importanza per la musica degli anni '80, riuscendo contemporaneamente a restaurare e rinnovare un certo tipo di musica psichedelica evitando il rischio di cadere in luoghi comuni. Una proposta eccellente, senza sbavature.

Minimalismo ipnotico travestito da melodiche distorsioni che conduce alla trance mentale. Le loro composizioni sono fraseggi monolitici impercettibilmente alterati. La loro musica è trascendente, spesso confinante con l'ambient, in cui l'armonia si confonde con l'atmosfera che viene creata: qualcosa che si disperde nell'aria come gas rarefatto. I suoni abbracciano nel loro incessante allungamento, come se volessero tenere al sicuro durante l'overdose psichica in cui un loro album può condurre.

Ritmi che avanzano lenti e pacati creano accelerazioni fittizie nella mente dell'ascoltatore. Rumorose ed ipnotiche distorsioni cullano all'ascolto. In questo mdo di far musica gli Spacemen 3 concatenano il loro stile a quello dei Suicide, e quindi ai Velvet Underground, così come agli Jesus and the Mary Chain, e quindi agli Stooges. Sicuramente si tratta di un gruppo che non stenta ad osannare le proprie influenze.

La loro discografia negli anni è stata segnata da un lineare rarefarsi nello stile: sempre più vaghi ed inafferrabili si esprimono in litanie di pura drug music, dove a sorreggere le melodie è una sempre più trasparente struttura. Dreamweapon è un disco semi/live pubblicato nel 1990, che oltre a testimoniare un concerto di fine anni '80 mostra fin dove si sarebbe potuto spingere questo processo evolutivo di rarefazione del suono se la band non si fosse sciolta. La batteria è abbandonata da un po', il cantato è assente, non resta che una volatile jam a coprire i 45 minuti di musica della prima traccia (dal vivo), emettendo deboli e quasi inesistenti elaborazioni musicali: l'avvicinamento ad un certo modo di fare drone è evidente. Assieme ad un'altra jam registrata in studio, con questa performance gli Spacemen 3 creano una delle esperienze più sperimentali ed avanguardistiche della loro carriera, dove l'impalpabile astrattismo fino ad allora cresciuto volge al picco massimo. Diverse ristampe aggiungono parecchio minutaggio ai principali (50 e passa) minuti di musica della versione originale.

Per chi non li conoscesse: non partite da qui.
Per i veterani: tuffatevi.

19/08/1988: ormai 27 anni fa veniva registrato questo disco dal vivo, perdonatemi se non ho aspettato l'anniversario.

Ecstasy in slow motion.

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