Ecco si aprono, non vedo ancora niente ma riesco a sentire le voci, voci lontane, voci filtrate, voci che fanno paura. No, non posso essere ancora qui, non voglio essere ancora qui … nebbia ora solo nebbia provo a toccarmi ma sono bloccato, legato, costretto e fermo ad un letto che non è mio. Gli arti non si muovono, mi danno quella sensazione di formicolio molle, è come se milioni di ragni segnassero il loro tracciato sul mio corpo inerte ancora giovane e inesperto al risveglio. Vorrei urlare ma non ci riesco perché.. perchè.. non posso?

L'odore che mi viene incontro sa di muffa, aria tersa, stagnante, ferma e statica, non mi da scampo riprovo a muovermi invano, una forte nausea mi assale provo a combatterla ma non ci riesco. I ricordi riemergono… . piano piano vengono a galla e mi catapultano a un tempo passato e improbabile, quando quelle voci erano più forti, più reali e mi parlavano del tempo, del tempo che si avventa sulla gente rendendola tutta uguale difronte a quella inevitabile verità di morte, di fine, di non vita. Con le dita riesco a sentire le lenzuola ruvide, il tatto si fa più sicuro e il respiro più lineare, tranquillo, più sereno… ora le prime luci le prime sagome si disegnano difronte a me. Faccie familiari che mi guardano e aspettano un mio cenno, un mio semplice gesto che però stenta ad arrivare.

Sono vivo… ripenso a quel flacone che pochi giorni prima in silenzio nella mia stanza avevo svuotato, consumato. Non ho mai pensato alla morte come un'orrenda verità, ma soffermandomi ora penso a questa strana, inconsapevole e meravigliosa sensazione che è la vita.

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