Con la dipartita di Neal Morse gli Spock's Beard hanno sicuramente perso qualcosa... non a livello di creatività e di personalità ma sicuramente a livello di strutture e di complessità delle composizioni... Il loro sound si è fatto più riflessivo, malinconico e atmosferico ma talvolta tende ad accantonare la sofisticatezza compositiva che era propria del periodo Morse... Purtroppo a lasciare la band non è stato un componente qualsiasi ma il suo principale compositore... ed è ovvio che la vena compositiva ne risenta, anche se l produzione guidata da Nick D'Virgilio è di tutto rispetto.

Discorsi a parte... "Octane" è a mio avviso l'album meno riuscito della band, dove a far da padrone è forse l'eccessiva semplicità degli arrangiamenti. In un periodo in cui la benzina sale alle stelle essi si permettono di mettere in copertina proprio un distributore di benzina dando l'illusione di tovarsi di fronte ad un album alquanto potente... e invece ci si imbatte in un album decisamente molto soft, composto da dodici tracce in cui la band si mostra più intimista che mai nelle composizioni abbandonando tempi dispari e signature irregolari e facendo prevalere le ballate e i brani atmosferici. Dopo aver provato con "Feel Euphoria" un album più grezzo dalle forti influenze metal, elettroniche ed industrial, la scelta potrebbe rivelarsi positiva ma sembrerebbe che i brani siano stati scritti in maniera un po' troppo superficiale, con melodie estremamente essenziali volte probabilmente a coinvolgere l'ascoltatore in maniera forse troppo immediata.

Ballate davvero pregevoli potrebbero essere considerate sicuramente "I Wouldn't Let It Go", "She's Everything" e "Watching The Tide" con il piano usato veramente con intelligenza mentre a mettere il buonumore troviamo un'allegra "There Was A Time" ben guidata da batteria e chitarra austica. Pezzi scatenati? Sì, ce ne sono seppur siano in netta minoranza: la più tosta è sicuramente "Surfing Down The Avalanche"  con potenti riff di chitarra e basso. Il brano però che vale la pena di meritare maggior attenzione è però "NWC", una strumentale che si avvicina molto alle composizioni del Neal Morse solista con chitarre ben dosate, atmosfere tetre e complessi giri di sintetizzatore che testimoniano che la scia del buon Morse è ancora intatta, tutto sommato. Ma son tutti brani che davvero non possono reggere il confronto con quanto mostrato dalla band in passato. Chiudendo con l'hard rock/country rock di "As Long As We Ride" possiamo dire che l'album è positivo ma possiamo anche aggiungere che da una band come gli Spock's Beard ci si poteva aspettare molto di più.

L'anno dopo uscirà l'omonimo nono album del gruppo. Lì loro recupereranno in buona parte la loro vena di ottimi compositori (sempre proseguendo la svolta intrapresa con l'assunzione del comando da parte di Nick D'Virgilio) ma non vale comunque la pena di demonizzare quest'album.

Carico i commenti... con calma