Uno dei concept album più emozioanti e imponenti della storia della musica... porta la firma degli Spock's Beard. C'è da meravigliarsene? Direi di no! Perché non è detto che un vero capolavoro debba per forza appartenere ad un nome noto e con alle spalle venti o trent'anni di carriera. Infatti gli Spock's Beard nonostante non siano molto noti al grande pubblico come lo sono invece i mostri sacri del progressive rock sono stati autori di grandi capolavori del genere.

"Snow" è sicuramente uno di questi. La storia di un uomo che perde i poteri riacquistandoli mediante il ricorso alla fede. Per raccontarla servono due cd davvero intensi. 26 tracce, 11 nel primo, 15 nel secondo. Ci imbattiamo in pezzi complessi, pezzi invece più immediati, pezzi più rabbiosi, pezzi più malinconici. Un disco che sebbene abbia una durata consistente si fa ascoltare piacevolmente per tutta la sua durata senza annoiare, senza che vi venga da dire "che palle!" al punto da estrarlo dal lettore cd e prendersi un Moment perché vi scoppia la testa. Niente di tutto questo, l'album è in grado, grazie al suo ottimo dinamismo, di richiamare l'attenzione dell'ascoltatore per tutta la sua durata. Forse è vero che manca sempre quel poco di innovazione che renderebbe ogni uscita della band più interessante (innovazone che comincerà a farsi sentire quando Nick D'Virgilio assumerà la leadership del gruppo) ma la band mantiene sempre quella freschezza che ha sempre contraddistinto le composizioni passate.

Peccato che sia l'ultima volta che possiamo godere della voce e del songwriting di Neal Morse perché quando Nick D'Virgilio assumerà la leadership del gruppo la band conoscerà sicuramente un po' di innovazione, producendo dischi sicuramente molto validi, ma perderà quel gusto della complessità del classico stile prog-rock che caratterizza le produzioni con Neal alla guida. Fra i brani più complessi del disco ricordiamo le due intro "Made Alive/Overture" e "Second Overture" rispettivamente intro del primo e secondo cd; in entrambe emergono chiaramente le abilità tecniche dei musicisti; pregevole anche l'accoppiata strumentale "Snow's Night Out" e "Ladies And Gentlemen: Mr Ryo Okumoto On The Keyboards", due strumentali brevi ma ricche di deliziosi virtuosismi dove è soprattutto il tastierista Ryo Okumoto a mettersi in luce. A servizio della tecnica notevoli anche "All Is Vanity", che contiene a mio avviso la parte strumentale migliore dell'album con un ottimo Ryo al sintetizzatore, e "Devil's Got My Throat" un brano frenetico ed energico che mai gli Spock's Beard erano riusciti a produrre in passato. Brani più immediati sono invece "The 39th Street Blues", "Long Time Suffering" e "Freak Boy" brani dove emergono chiare influenze hard rock e blues che permeano l'intero album. Un orientamento più sul pop-rock è invece riscontrabile in brani come "Open The Gates Part II" e "Looking For Answers" (primo brano con Nick D'Virgilio come voce principale, un anticipo di ciò che sentiremo più avanti) ma soprattutto nella delicata e malinconica "Wind At My Back", che potrebbe piacere tranquillmente a chi ama gruppetti come Backstreet Boys e Westlife per via della sua melodia facilmente orecchiabile ed emozionanti... Davvero toccanti sono invece le numerose ballate presenti nel disco; tali canzoni sono davvero in grado di aprire il cuore come neanche i grandi cantautori italiani e internazionali siano in grado di fare. Non riesco a trovare nelle produzioni dei vari Ramazzotti, D'Alessio, Raf, Baglioni, Ferro, Venditti (gente che, per carità, non ascolto) ballate più emozionanti e commoventi di quelle presenti in questo album. Per citarle elenchiamo "Open Wide The Flood Gates" con influenze jazz e gospel, "Love Beyond Words" con quell'intermezzo di piano che si scioglie in bocca come cioccolato fondente, "Solitary Soul", "I Will Go" e la splendida accoppiata "Reflection"/"Carie". Peccato solo per alcuni riempitivi che in un album di tanti brani purtroppo si trova, vedi "I'm Dying", "4th Of July", "Freak Boy Part 2".

Ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad un capolavoro. Tutti dovrebbero ascoltare questo disco, amanti del genere o non che siano, perché penso che all'interno nasconda una sorta di calamita: una volta ascoltato ve ne innamorerete e difficilmente lo abbandonerete; se lo disprezzerete vuol dire soltanto che siete deboli di cuore. Parola di un cardiopatico!

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