Sia lodato il database di DeBaser per avere in archivio questo misconosciuto LP di Stacey Pullen, icona della techno più mitologica che ci sia, quella di Detroit. Primo appuntamento con un album sotto il suo nome, quel lontano 2001 fu un anno molto sofferto, e probabilmente le altissime aspettative furono anche tradite. Tutti si aspettavano una release rigorosa nel genere, ma Pullen, forse volontariamente, girò le spalle al suo pubblico con questo Today Is the Tomorrow You Were Promised Yesterday, mastodontico album con titolo infinito e vocazioni quasi electro-jazz. L'unico brano a presentare una ritmica in quartina e il calore del freddo metallo è Powershot, unico esempio dell'intero disco che possa offrire un link alla carriera da dancefloor del DJ producer. Il resto del disco è caldissimo, quasi organico, nonostante sia generato dalle macchine. Ho deciso dopo molto tempo di dedicargli una recensione poiché, nonostante sia anche stato stroncato dalla critica ai tempi, ritengo che questo album sia un autentico gioiello degno di essere riscoperto.

Tsunami era già nota ai seguaci di Pullen, essendo stata pubblicata singolarmente, apre il disco con un groove elegante e sostenuto, quasi da piano bar, salvo poi essere inondato da una bassline gommosa e sintetica, non invasiva ma rilevante, che prepara il campo a una serie di synth vagamente esotici. Il tutto si trascina in uno schema alquanto immutabile, impreziosito da archi sintetici spettrali che ne fortificano l'aspetto melodico. Un inizio di gran classe che apre la pista per Juke, ripresa in due movimenti nel disco, dominata da una vorticosa e grassissima bassline. Le sonorità sono futuristiche e si sviluppano progressivamente, accompagnate da un beat dal sapore funk. Synth ubriachi fanno capolino nella seconda parte del brano, con arrangiamenti curiosi che rendono l'esperienza ancora più bizzarra. A ogni modo niente può preparare a VertiGO, un brano che ancora oggi non riesco a identificare pienamente. Una ritmica spezzata, vagamente tribale accompagna un cantato lirico (!) tridimensionale sublimato da una serie di synth altamente evocatibili. Un piccolo capolavoro inclassificabile. C'è tanta melodica e delicatezza, quasi un retrogusto nostalgico, come di qualcosa perduto per sempre. Traccia deliziosa, assolutamente amabile, da ascoltare a ogni costo. Free World odora di sperimentazione, con bassline e ritimica appena accennate, quasi incomplete, e una serie di tappeti ariosi e inesorabili che ne costituiscono fondamentalmente la struttura. Da notare l'utilizzo di percussioni che rimandano al jazz free form. Un altro episodio di grande classe, ma anche una venatura underground che lo rende imperscrutabile e misterioso. Le percussioni - non solo qui - sono sempre al servizio del puro piacere dell'ascolto. Con Inside the Outway sembra di entrare nella colonna sonora di qualche pellicola blaxploitation, mentre Tiznit è la mia seconda favorita dell'album, brano che rimetto sempre su più che volentieri. Siamo sempre nell'ordine di un sound molto sofisticato, animato da ritmiche jazz-funk (sono tutti campionamenti, probabilmente) e synth che invadono gradualmente gli spazi. L'idea suggerita dal brano è quella di una corsa notturna per le strade di una metropoli, perdendosi nelle sue luci, ma senza fretta, è un viaggio molto tranquillo e non necessariamente con una meta.

Today Is the Tomorrow You Were Promised Yesterday doveva promettere un concentrato techno, invece alla fine sembra quasi aver l'intenzione di insidiare territori estranei al background di Stacey Pullen, alzando vertiginosamente le ambizioni e volendo colpire nel terreno dell'elettronica, il jazz e il funk jazz, Il risultato però è un qualcosa che rimane confinata a quest'opera. Un disco favoloso, un piccolo capolavoro con punte notevolissime e una qualità generale comunque alta, non confinato a logiche temporali o modaiole. Sono passati quindici anni e si ascolta ancora che è un piacere. Lo consiglio vivamente, ammesso di riuscire a trovarlo, non sarà un'impresa semplice.

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