Avere solo 10 anni ed avere la fortuna , insieme ad un padre illuminato (anche per questo un grande papà..) , di recarsi al cinema a vedere "2001 : odissea nello spazio". Uscire dal cine ovviamente suggestionato ( anche per quella lunga sequenza di luci ed effetti psichedelici) e serbarne un tale ricordo che, ancora oggi , se devo citare titoli di film imperdibili parto dal suddetto film di Kubrick. E da allora ho visto e rivisto l'opera e confesso di non ricordare esattamente quante volte .

Messa così ha proprio l'aria di una madeleine proustiana da ricerca del tempo perduto, ma considerato che i film del filone fantascientifico sono sempre in buona salute (ultimo arrivato "Dune") mi sento di scrivere solo alcune note a margine della pellicola e senza tante pretese. In tutti questi decenni dall 'anno di uscita del film (nel fatidico 1968) tanti addetti ai lavori e non si sono esercitati, a me basta notare qualche particolare interessante in merito al tema senza dettagliare la trama fin troppo nota.

Intanto non è retorico parlare di film epocale, in grado di suggestionare gli spettatori. In un tempo in cui il cinema era un fattore di richiamo per tanti, con proposte degne di nota e tali da suscitare discussioni, riflessioni e dibattiti, "2001: odissea nello spazio" si prestava benissimo ad accendere l'interesse e a diventare anche un fenomeno pop. Certo nel frattempo c'era la cosiddetta corsa nello spazio fra USA e URSS (con lo sbarco yankee dell'uomo sulla Luna nel luglio 1969), ma il film di Kubrick aveva tutti i requisiti per essere un fatto di tendenza . Tanto per dire, alla premiere londinese i Rolling Stones al gran completo presenziarono e si dissero poi estasiati dalla visione. In quel periodo, poi , un certo David Bowie non ancora proprio famoso trasse ispirazione dalla pellicola appena vista per comporre "Space oddity", uno dei suoi brani migliori. Se tutto questo non è tendenza che lascia un segno ai posteri non so cosa possa essere altrimenti...

È però pure vero che il film, ad un primo sguardo, si rivelava ostico, quasi si fosse di fronte ad un'opera squisitamente sperimentale . Quando lo vidi la prima volta (nell'aprile 1969 anche perché allora i film restavano a lungo in circolazione ) non potei non notare che, all'esterno della sala cinematografica, qualcuno aveva esposto un cartello esplicativo delle tematiche e del significato del film. Vi assicuro che molte persone si soffermavano a leggere attentamente e l'espressione dei loro volti aveva un che di perplesso . E la seconda volta che rividi "2001: odissea nello spazio" (nell'ottobre 1969 accompagnato dalla nonna materna) mi capitò di vedere due giovani spettatori, entrati in sala a proiezione già iniziata e seduti in mia prossimità, molto disorientati. Tanto che mi chiesero, mentre sullo schermo si vedevano le scene girate nella selvaggia Africa , se quanto visto non fosse un documentario sulle specie animali nel Terzo Mondo. Ovvio che non era così, ma ciò confermava il carattere enigmatico ed innovativo del film.

E sarebbe ancora da chiedersi quale sia stato il messaggio dell'opera, dato che un autore come Kubrick non era uso a fare pellicole vacue. È chiaro che quanto rappresentato è una carrellata sull'evoluzione del genere umano, partendo dai nostri antenati scimmioni alle prese con i problemi di sopravvivenza spicciola fino ad arrivare all'esplorazione spaziale con tanto di confronto vincente con l'intelligenza artificiale di un super computer della serie Hal 9000. Da qui l'incontro con civiltà extraterrestri sarà un passo inevitabile e fondamentale, con esiti incredibili. Kubrick pare abbracciare una visione in linea con la teoria del superuomo di Nietzsche (inteso come inveramento e superamento dell'uomo). Ma resta il fatto che, nei momenti salienti della trama, vediamo palesarsi un monolite di colore scuro su cui molti si sono scervellati. Questo fil rouge ha tutta l'aria di essere un'estrinsecazione dell'Intelligenza Divina, pronta ad indirizzare nel verso giusto il flusso degli avvenimenti. Forse una dimostrazione dell'esistenza di Dio?

Questo tema eterno non troverà mai una risposta definitiva, con tutti i crismi scientifici . Eppure un tale di nome Albert Einstein ebbe a scrivere qualcosa di illuminante al riguardo: "Sono del tutto convinto che Dio non stia affatto giocando a dadi... Tutto è determinato dall'inizio alla fine, da forze su cui non abbiamo controllo. Danziamo tutti su una melodia misteriosa, intonata a distanza da un musicista invisibile."

E siccome ci troviamo immersi in questo universo spazio temporale , noi esseri umani siamo così fragili da non poter sapere tutto, figuriamoci se si tratta di accertare l'esistenza di Dio.

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