[Con questa recensione inauguriamo quella che—chissà—potrebbe anche diventare una tradizione di debaser: il nepotismo al contrario: symbad_bassist è il papà di un nostro recensore]

Bè, solo per muovere l'attenzione delle nuove generazioni verso bands che per motivi esclusivamente anagrafici magari sono state "skippate" completamente pur essendo non solo valide ma praticamente "to die for" eternamente.

Gli "Steps Ahead" (originariamente solo "Steps") furono costituiti per una tournee giapponese che avrebbe dovuto essere "one shot" e basta attorno ai primi ottanta; fondatori furono Mike Mainieri (vibrafonista), Eddie Gomez (ex contrabbassista di Bill Evans, tra l'altro) Michael Brecker (incredibile sassofonista newyorkese della scuola di George Garzone) Warren Bernhardt (allievo ed epigono di Bill Evans) Peter Erskine (batterista di molteplici collaborzioni: Weather Report tra tutte!), Eliane Elias, pianista da sballo (anche diciamo cosí in senso "estetico"!!) nonché Steve Gadd (batterista "sacro")

Chi non conosce questa band e la sua proteiforme produzione-evoluzione deve assolutamente acquistare perlomeno i primi due bellissimi CD della discografia ufficiale: "Steps" e "Modern Times", con dentro pezzi bellissimi ed incredibili, di gusto a volte quasi "jazz-tribale" (pensa se puoi mai immaginare qualcosa del genere!) per poi proseguire con l'acquisto magari di "Magnetics", "Yin and Yang", "Vibes", "NYC" ed in un secondo (terzo?) tempo i dischi piú acustici giapponesi, cioè le primissime cose, restate nel cassetto a lungo e tirate fuori solo "dopo", cavalcando l'onda del successo della band, ottenuto in parte grazie alla moda crossover mid eighties ma in parte grazie alla loro musica oggettivamente bellissima: "Smokin' In The Pit", "Live from Tokio", "Paradox".

Perché tanto calore descrittivo? Perché, se prestate fede alla umile e trascurabile opinione dello scrivente, fruitore di musica da "illo tempore", scoprirete (per chi ancora non conosce) un gruppo che inizia a far musica assolutamente non categorizzabile ma bellissima, anche orecchiabile; con forti connotazioni jazzistiche, che parte là dove i Weather Report lasciano e creano un bellissimo nuovo modo di affrontare la musica "moderna", dapprima solo con strumenti acustici e classicissimi, proseguendo poi con l'introduzione di elementi piú moderni: Ewi, synth vari, basso elettrico ed addirittura, purtroppo mai documentato su disco, con la Roland synth guitar di Chuck Loeb, per un periodo anche egli nella band, dal vivo ad Umbria Jazz 1985 (forse 1984??).

Questa band è sempre stata (e non a caso) una "musicians' cult band" in cui hanno ruotato di volta in volta i top musicians della scena internazionale. Tuttora è cosí, sebbene oramai la maggior parte delle "shares" risieda stabilmente nelle mani di Mike Mainieri, che si avvale della collaborazione di "gentuccia" come Tony Levin, Jeff Andrews, Steve Smith, Mike Stern, Victor Bailey eccetera eccetera.

Instillato il virus, porgo scuse per la prolissità ed un doveroso saluto!!! :) V.

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