"Il taglio del cordone ombelicale", così potrebbe essere sottotitolato questo "Please don't Touch" uscito nel '78 ovvero quando il divorzio fra Steve Hackett e i Genesis era stato consumato alla fine della compilazione dell'album "Wind and Whutering". La Cronaca narra che fu proprio un brano firmato da Hackett e lasciato fuori dalla composizione dell'album a determinare il "Taglio", Ovviamente Steve si mise subito in azione raccogliendo i suoi stracci ed ottenendo dalla famosa Charisma il supporto a produrre questo suo secondo album solista. E' doveroso precisare che all'epoca il nostro eroe aveva solo 28 anni e quindi uno scazzo coi suoi compagni di lavoro ci stava e come tale potesse essere ricomposto, il problema è che già da tempo Steve veniva costantemente messo ai margini delle loro attività e ciò non poteva essere accettato da un musicista del talento e vena compositiva di Hackett, la sua permanenza sarebbe inevitabilmente stata una castrazione artistica e ci avrebbe privato di diversi capolavori di sua produzione che sarebbero usciti nel corso dei successivi 40 (quaranta) anni di carriera solista.

Tornando a questo lavoro è difficile annoverarlo tra essi, risultando già di per se inferiore all'ottimo predecessore "Voyage of the Acolite" e caratterizzato da una discreta discontinuità compositiva, frutto dell'evidente relativa fretta nella sua gestazione. Ciò anche a dispetto, o magari favorito dal plotone di grandi artisti arruolati per l'occasione fra i quali non mi limiterò a citare il povero Richie Havens la cui inconfondibile e potente voce colora entrambe le tracce di chiusura dell'Lp ovvero la bellissima e malinconica "How Can I?", che si riferisce ad un perduto amore del protagonista sfavorito da una condizione economica meno brillante di quella del suo rivale, Havens in realtà potè benissimo rendere musicalmente il folk americano che qui rappresenta alla grande; oltre ad arrichire poi "Icarus Ascending" decisamente molto più in linea con lo stile dell'autore.

Altro contributo non indifferente è quello di Steve Walsh (voce dei Kansas) che presta il suo onorato servizio in due brani non indimenticabili, quello d'apertura oltre che in "Racing in A", la prima ampiamente ricamata dalla chitarra di Hackett, la seconda realizzata col notevole contributo alle percussioni del compagno di squadra Phil Ehart ed ancora con nette reminiscenze genesisiane, impreziosito e tagliato nell'elegante finale dalla chitarra classica di Steve, che prosegue nella successiva ed evocatrice "Kim" in cui è accompagnato al flauto, o viceversa, dal fratello John. Molto più interessante e caratteristica è invece "Carry up on the Vicarage" dove risalta un elemento spesso utilizzato da Hackett: la doppia distorsione della voce (sua) su un tono più alto ed uno più basso, ricordo e sviluppo di quanto già Gabriel faceva egregiamente (?) nei Genesis, cui questo brano si ispira musicalmente mentre tematicamente la musa ispiratrice è un giallo di Agata Christie che si sviluppa in questa via di Watford.

Altro notevole contributo lo troviamo all'inizio del secondo lato dell'album e si concretizza nella splendida voce di Randy Crawford interprete di "Hoping Love will Last", bel brano sostanzialmente pop che nonostante gli inserimenti (lievi) di Steve, sta a questo album come i cavoli a merenda e per rendersene conto basta andare all'ottima title track passando per la "Terra dei mille autunni" (ma dove sta?) introduttiva del brano strumentale più articolato ed evoluto dell'intera opera: "Please don't Touch" che è proprio il brano all'origine del Grande Divorzio, la goccia che fece traboccare Steve dal vaso dei Genesis. Ascoltandone la qualità non posso che comprendere le ragioni di Hackett, meno quelle di Collins e compagni, salvo che ormai Steve risultasse troppo ingombrante, musicalmente, per la svolta che avevano in animo. Quasi a confermare tanta rottura è pure il brusco passaggio a "The Voice of Necam" ovvero un omaggio allo "strumento" utilizzato per realizzarla (una consolle di mixaggio automatizzata) e tagliato dalla solita chiusura in bellezza con la chitarra classica. A proposito di novità nel campo strumentale in "Please don't Touch" Hackett fa uso per la prima volta di una Roland GR-500 ovvero una chitarra sintetizzata mediante un modulo esterno ed uscita proprio in quel mentre.

La simpatica copertina dell'album è ancora opera del disegnatore Kim Poor come sarà per diversi LP a seguire, rappresenta l'attacco teatrale ad una coppia vittoriana da parte di giocattoli automi, insomma un po' come accade nel film "Blade Runner", cui si ispira. Il giudizio è di 3,5 che forzatamente approssimo a 4, per solidarietà postuma nei confronti Steve che ebbe certamente a patire per quanto accaduto in seno alla sua produzione.

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