Prescindendo dalla positiva o meno (s)oggettiva attribuzione valoriale inerente la pellicola (nello specifico caso è opportuno riferirsi esclusivamente all'H2O-atico supporto disco-video-digitale), sottoposto alla nostra meramente privata oculistica scandagliazione, occorre riconoscere una certa qual apprezzabile lungimiranza per la scelta etica oltreché tecnico-merchandise-realizzativa posta in essere dall'oramai semi-giuovane (quarantenne) cineasta capitolino.
Spettralmente sostenuto dalla acusticamente arpeggiata e monocromatica colonna sonora generata dal poliedrico Steve Von Till (Neurosis et sound-apocalyptica famiglia inerente) e iconograficamente rappresentato dal particolarissimo tratto emanuense della giovane artista Armena Ana Bagayan, per la propria terza fatica sulla lunga distanza dietro alla cinepresa *, risalente alla metà dello scorso anno, il "nostro" scapigliato Alessandro by-passa allegramente gli abituali (pachidermici e spesso €uro-dilapidanti) canali distributivi cinematografici nostrani; per concretizzare ciò il "nostro" Vee-Jay di (s)fiducia crea ad hoc una apposita casa distributiva ** ponendo in essere (credo) il primo film in Italia appositamente realizzato e posto alla altrui percezione tramite esclusiva distribuzione nelle quotidianistiche edicole et similia, altresì grazie all'accordo con il gruppo del settimanale "L'espresso" e con il relativo quotidiano "La Repubblica"; l'intento finale (prescindendo da quelli segnatamente pubblicitari) della operazione dovrebbe essere quello di tentar di sfoltire gli onerosissimi costi realizzativi/distributivi, garantendo contestualmente una (più) efficace e capillare diffusione, concedendo una chance di ulteriore fruizione ai potenzialmente cine-interessati tramite la diretta/domestica percezione dei lavori cinematografici.
By-passando scorrevolmente all'acquatrinesca cineopera (chè la starei facendo fin troppo lunga) oserei personalmente sostenere un lapidario (sperando chè la gentilizzzia Mademoizelle zzzzzzzzzzzzzzz non né abbia ammale): inzomma.
Ossia: sè la mountain pare non aver partorito propriamente l'urbanizzato et innocuo topolino altresì par di scorgere all'orizzonte una sana e corpulenta pantegana di periferia.
Seppur appaia nella Sua integrità strutturale lavoro complessivamente non disdegnabile et altresì di caratura ben più intrigante rispetto al chiacchieratissimo (anche troppo) esordio di alcune stagioni or sono ["Almost Blue" regalò inattese soddisfazioni all'apolide Alex], "H2Odio" da un lato lascia piacevolmente intrigati per l'audacia di talune inusitate opzioni immaginifiche e trama-realizzative e per la comprensibile/apprezzabile capacità nel voler divincolare dagli infausti/stantii classici standards dell'aureo-mediocre cinema-medio-tricolore a cui (ahinoi) siamo vieppiù assuefatti, d'altro canto si coglie la sensazione chè costui tenda a voler equilibristicamente maneggiare (in maniera talvolta elementare/discutibile) una immateria pseudo-sperimentale (nello specifico caso trattasi di dramma dalle cineree tinte horror metafisiche) della quale non possiede la totale, adeguata et efficace cine-brain-manualità.
In cotanto convulso cine-canovaccio pare aleggi una sorta di introspettività di superficie la quale fa propendere per il caldeggio pro-visione but self-dotandosi precauzionalmente di straclassica cine-pinza e/o celluloidistiche-molle.
Ca va sans dire: opera vivamente consigliata agli astemi e/o ai salutisti tout-court trincatori di gorgheggiante (ancorché imbottigliata) aQua.
* se si fosse posizionato innanzi non avremmo d'altronde intravisto un benemerito ciùfolo;
** "la 52 s.r.l., nata", per esplicita dichiarazione dello stesso regista "con l'intento di rivoluzionare gli schemi tradizionali della distribuzione cinematografica e televisiva, per ottimizzare il percorso distributivo di qualsiasi contenuto audiovisivo, secondo modalità di sfruttamento che possono ottimizzare la massimo la usa resa sul mercato";
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