Eh sì... non c'è niente da fare, anche i grandi decadono. Dopo 12 dischi dalle indubbie qualità, gli "Stratovarius", padri padroni del symphonic metal made in North Europe, portano alle stampe un disco ("Stratovarius") che, a voler essere proprio buoni, rasenta il limite dello scandaloso. Povero di idee, il disco si presenta molto più heavy degli altri, perdendo buona parte degli elementi che in tutti questi anni hanno fatto la fortuna di mr.Tolkki & co., il che non sarebbe una cosa negativa, se solo la perdita di buoni elementi coincidesse con l'acquisto di altrettanto positivi nuovi spunti.

L'album si apre con "Maniac Dance" che, dopo un intro che sa tanto di Nintendo, attacca con riff di chitarra al limite tra un industrial mal concepito e un heavy anni '80. Il risultato finale risulta essere quanto meno urtante: 4 minuti e 34 secondi di una canzone che sa troppo di sentito e risentito. "Fight!!!" è probabilmente uno dei pochissimi episodi riusciti dell'album, dove troviamo dei leggeri accenni al glorioso passato che vengono malamente rovinati da keybords fastidiosissime. Punto a favore risultano essere le linee vocali molto alte e coinvolgenti, nella migliore tradizione di un grande cantante quale è Timo Kotipelto. La track numero 3 "Just Carry On", ci riporta sui lidi della prima canzone, presentandosi come song quanto meno inutile e povera. La struttura risulta inoltre essere elementare e noiosa. Si passa dunque a "Back To Madness", canzone che potrebbe anche essere carina, se solo non fosse rovinata da una pessima voce pseudo-operistica maschile. Ma apparte questo "piccolo" problema e la a sessione batteristica e bassistica che potevano essere sfruttate in maniera migliore, la canzone scorre via decentemente, caratterizzata da atmosfere abbastanza decadenti e con un bell'assolo al centro di Tolkki. "Gypsy In Me" comincia ancora una volta con degli effetti alla nintendo 64 (quelli proprio scandalosi di giochi come Super Mario per intenderci), alla quale poi segue un riff di uno scontato, sconcertante e fastidioso. Unico punto a favore resta la voce del bravo Kotipelto. La successiva "Gotterammerung (Zaenith Of Power)" ci fa ben sperare nell'intro, ma poi causa un ritornello piuttosto brutto si rovina in maniera scandalosa. "The Land Of Ice And Snow" si presenta come una moscissima ballad urtante e brutta, che si muove tutta su coordinate melense e tristi, che sicuramente non impressioneranno l'ascoltatore.

Le ultime due track risultano essere completamente opposte, infatti se la numero 8 "Leave The Tribe", può e essere considerata la migliore track del lotto perchè ben suonata ed elegantemente condotta dalle chitarre di Tolkki, "United" cade ancora una volta nell' anonimato più sconcertante e fastidioso. In definitiva questo rappresenta tutto ciò che non avrei mai voluto ascoltare da un gruppo come gli Strato. La produzione risulta essere eccellente, ma questo non basta a risollevare le sorti di un album che, purtoppo, non può che essere considerato come il punto più basso della discografia degli Stratovarius. Bocciato sotto (quasi) tutti i punti.

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